ASIA/BANGLADESH - Rischiare la vita pur di fuggire dalla povertà

giovedì, 9 luglio 2015

Teknaf (Agenzia Fides) – Il fenomeno dell’esodo di massa di migranti e rifugiati politici nel sudest asiatico continua ad allertare le diverse organizzazioni umanitarie oltre che le stesse Nazioni Unite. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, circa 88 mila persone, la maggior parte bengalesi poveri o musulmani rohingya sfollati dal Myanmar, hanno cercato di attraversare il confine con Tailandia, Malesia o Indonesia nell’arco di 15 mesi. Tra questi, circa 63 mila tra gennaio e dicembre 2014 e altri 25 mila nel primo trimestre di quest’anno, durante il quale sono morte in mare anche circa 300 persone. Dal mese di ottobre 2014, 620 persone hanno perso la vita in traversate marittime pericolose non pianificate nel golfo del Bengala.
Ad aggravare la già drammatica situazione, la scoperta di reti di trafficanti che ha portato i governi della regione, in particolare quelli tailandese e malese, a scagliarsi contro gli arrivi irregolari, a prevenire il furto di barche e, a volte, a trainare di nuovo le imbarcazioni in alto mare, nonostante la presenza di persone disperate a bordo.
Gli immigrati del Bangladesh fuggono la povertà e la disoccupazione dal loro Paese di quasi 157 milioni di abitanti, il 31% dei quali poveri. L’Ufficio Statistico del Bangladesh segnala che la disoccupazione colpisce il 4,53% della popolazione economicamente attiva, ne consegue che circa 7 milioni di persone non hanno lavoro. Tra il 60 e il 70% della popolazione bengalese, vive di agricoltura e la grande maggioranza ha difficoltà di sopravvivenza. In un vano tentativo di eliminare il problema dalla radice, la Guardia di Frontiera del Bangladesh ha disposto più punti di controllo per aumentare la vigilanza e ha proposto che il governo inasprisca le norme per la registrazione delle imbarcazioni. (AP) (9/7/2015 Agenzia Fides)


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