ASIA/PAKISTAN - Il governo vieta di tradurre i termini sacri islamici

martedì, 7 luglio 2015

Islamabad (Agenzia Fides) – Il governo pakistano ha vietato di tradurre dall’arabo all’inglese i termini sacri islamici. Come disposto dal Primo ministro, Nawaz Sharif, i termini islamici come “allah”, “masjid”, “sala'at” o “rasool”, non potranno più essere tradotti con “Dio”, “moschea”, “preghiera” e “profeta”, ma dovranno circolare ed essere citati solo nell’originale arabo.
La decisione, che giunge durante il mese santo islamico del Ramadan, è stataaccolta favorevolmente dai leader islamici, ma con apprensione dai rappresentanti delle minoranze religiose. Secondo Nasir Saeed, direttore dell’Ong CLAAS (Center for legal aid assistance and settlement) “sarà difficile prevedere che tipo di impatto avrà sulla società pakistana”.
“Tenendo in considerazione la situazione attuale del paese, dove l'estremismo, il fondamentalismo e l'odio contro i cristiani e le altre minoranze religiose sono in aumento, c’è la possibilità che tale provvedimento possa avere un impatto negativo sulla vita dei non-musulmani, che già soffrono a causa delle politiche discriminatorie” afferma in una nota inviata a Fides. Infatti, spiega Saeed, “c'è la possibilità che la gente possa abusare di questa disposizione, qualora ritengano offensiva una traduzione o la considerino un insulto all’islam”. Secondo Saeed, la disposizione potrebbe incrementare i casi di accuse di blasfemia. Il responsabile di CLAAS conclude: “L’annuncio cade un giorno prima dell'anniversario del golpe del generale Zia, del 1977, che diramò una serie di leggi per islamizzare il paese”. (PA) (Agenzia Fides 7/7/2015)


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