ASIA/NEPAL - “La solidarietà genera nuova speranza dopo il sisma” dice un Gesuita

mercoledì, 24 giugno 2015

Kathmandu (Agenzia Fides) – “Il Nepal è scosso e instabile, ma i cittadini sono sopravvissuti e guardano al futuro con speranza, dopo il tragico terremoto” dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, p. Louis Prakash SJ, Direttore dei programmi al “Nepal Jesuit Social Institute” di Kathmandu, a due mesi dal terremoto del 25 aprile, che ha causato 8.000 morti e quasi 14.000 feriti, devastando 31 distretti su 75. “Il sisma – racconta p. Prakash – ha lasciato alle spalle una scia di morte e distruzione. La gente era terrorizzata e totalmente destabilizzata. Ma i nepalesi hanno cominciato a riprendersi dallo shock e a riorganizzare le loro vite. Questo avviene a prescindere dal fatto che le scosse sismiche continuano ad aver luogo in varie parti del Nepal”.
“Le persone circondate da macerie – prosegue – hanno cominciato a raccogliere tutto il possibile per creare rifugi temporanei. Molti nepalesi che lavoravano all'estero sono tornati in patria per aiutare a ricostruire”.
Oltre 330 agenzie umanitarie, tra le quali la Caritas, informa il gesuita, operano oggi in 51 distretti, impegnate in oltre 2.200 progetti di aiuto: “Stanno fornendo assistenza alimentare, acqua, assistenza sanitaria, consulenza psicologica post-trauma, alloggi temporanei”. Gli sforzi delle Ong si sommano a quelli del governo che ha distribuito speciali “cedole” alle persone senza tetto, consentendo di acquistare materiali da costruzione per edificare rifugi temporanei. Secondo recenti rapporti, citati da p. Prakash, il terremoto ha distrutto completamente 480mila case e ne ha parzialmente danneggiate 260mila. Il National Disaster Management ha inviato squadre di controllo nei diversi distretti colpiti per valutare la distribuzione degli aiuti e la ricostruzione.
Il Consiglio dei Ministri ha costituito un “Comitato consultivo nazionale di ricostruzione” per tracciare i piani di rilancio dell'economia e ricostruire le case danneggiate e altre infrastrutture. “Lo sforzo congiunto di solidarietà tra istituzioni, agenzie internazionali e società civile sta quindi dando frutti di speranza” conclude il gesuita. (PA) (Agenzia Fides 24/6/2015)


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