VATICANO - Il Card. Filoni: le famiglie irachene aspettano di tornare nelle loro case, e noi siamo pronti ad aiutarle a ricominciare

giovedì, 9 aprile 2015

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Ho trascorso la domenica delle Palme ad Amman, in Giordania, dove i rifugiati sono ospitati presso alcune parrocchie; poi mi sono trasferito a Baghdad, in Iraq, dove ho visitato dei centri di raccolta. Ma è stato nel nord, nelle zone del Kurdistan iracheno, che ho trascorso la maggior parte del tempo, celebrando i riti della Pasqua e incontrando le famiglie, non solo cristiane, in fuga dalle violenze del cosiddetto Stato islamico e le autorità religiose e istituzionali che si occupano della loro accoglienza”. Così il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ripercorre in una intervista all’Osservatore Romano, le tappe del suo recente viaggio in Iraq durante la Settimana Santa, inviato da Papa Francesco per esprimere vicinanza e solidarietà alle famiglie così duramente provate (vedi Fides 27/03/2015).
“In tutti i villaggi, così come nei campi allestiti nelle città, ho trovato affetto – sottolinea il Cardinale -. Le persone hanno molto apprezzato. Nelle case e nelle parrocchie in cui mi sono recato ogni volta mi veniva ripetuto: ‘La sua presenza è benedizione per noi’. E tutti gli incontri si sono conclusi con una preghiera e una benedizione. Parlando con loro, li ho esortati a non perdere la speranza, assicurando che noi non li abbiamo mai dimenticati e non li dimentichiamo. Inoltre li ho incoraggiati a guardare avanti”.
Sull’accoglienza alle famiglie sfollate, il Cardinale spiega che “ad Arbil, per esempio, ci sono case prese in affitto attraverso la Caritas e le ong che si accollano i costi per poter ospitare due o tre famiglie in un appartamento; poi ci sono le scuole o altri edifici come il grande mall, che non è stato ultimato, ove hanno trovato riparo numerosi nuclei. I divisori sono costituiti da tende: si creano così spazi dormitorio di 5 o 6 metri quadri, che al mattino, quando vengono tolti i materassi, sono usati per la vita quotidiana. Naturalmente le condizioni sono disagiate”. Rilevante poi l’impegno delle parrocchie: “Da Duhoc ad Arbil, da Suleimanjia ad Alqosh, ovunque le comunità hanno aperto le porte. E ognuna è riuscita secondo le proprie possibilità ad assicurare ospitalità per questa gente”.
Le famiglie irachene aspettano comunque “di poter tornare nelle loro case, nei loro villaggi. Non interessa loro se troveranno distruzioni e saccheggi, non le spaventa la ricostruzione. E noi siamo pronti ad aiutarle a ricominciare”. (SL) (Agenzia Fides 9/04/2015)


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