ASIA/INDIA - Prostituzione e abusi di ogni genere, in nome della tradizione, per le donne devadasi

mercoledì, 24 settembre 2014

Bangalore (Agenzia Fides) - In pieno XXI secolo nello stato indiano del Karnataka persiste una tradizione ancestrale secondo la quale alcune donne, bambini e bambine della casta più bassa si offrono alle divinità Yallamma o Hulgamma. In sette distretti dello Stato esistono inoltre le cosiddette donne devadasi, sfruttate come oggetti sessuali, schiave della dea Yallamma. Le culture e le superstizioni, alimentate da povertà e ignoranza, portano molte famiglie a fare questo tipo di offerte nei templi di culto per liberarsi dalle disgrazie dalle quali vengono colpite. Oltre ad essere condannate a vivere relegate nei templi, una volta raggiunta la pubertà, queste giovani diventano di proprietà pubblica. Possono essere usate per soddisfare i desideri sessuali di un uomo, generalmente il capo del villaggio, o di tanti uomini, a seconda delle richieste. Una devadasi non può negarsi mai, né può sposarsi perché, secondo la tradizione, se lo fa la divinità lancerà ogni disgrazia sui parenti più vicini. Inoltre, quando muore, si reincarna in un membro della stessa famiglia facendo così in modo che il sistema devadasi si tramandi di generazione in generazione. Quando poi raggiungono una certa età si riducono a mendicare e vengono ripudiate dalle stesse famiglie che le hanno immolate. Molte finiscono nei bordelli di Mumbai, Bangalore e Chennai, vittime del traffico sessuale e di malattie come l’Aids. L’ong Manos Unidas, insieme ai Gesuiti, sono impegnati nella località di Sindargi, 60km da Bijapur, per aiutare queste donne offrendo loro assistenza e formazione, cercando di far capire loro che la prostituzione non è l’unico destino, organizzando attività come gruppi di autosostegno, corsi di informatica, inglese e altre materie, seminari di sensibilizzazione sanitaria e di discriminazione per motivi di sesso e di casta. Attualmente ne beneficiano 450 donne devadasi e i loro figli, che già iniziano a sviluppare il senso di appartenenza ad un gruppo e acquistano autostima. (AP) (24/9/2014 Agenzia Fides)


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