AFRICA/MALI - Il trascinarsi a lungo della guerra è un rischio per il futuro della Chiesa in Mali

sabato, 19 gennaio 2013

Bamako (Agenzia Fides) - “La popolazione si nasconde in casa e non può uscire fuori. Fino a che non saranno finiti i bombardamenti dell’aviazione francese e i combattimenti, nessuno è in grado di conoscere quello che accade”. È la testimonianza al Catholic News Service (CNS) di Sua Ecc. Mons. Augustin Traoré, Vescovo di Ségou, città che si trova a circa 140 km da Diabali, la città del Mali al centro degli scontri tra le truppe francesi e i ribelli jihadisti.
Mons. Traoré pur affermando che le relazioni tra cristiani e musulmani “sono rimaste buone a livello locale” e non sono state danneggiate dalla guerriglia islamista, aggiunge: “sebbene tutte le chiese siano intatte, la gente ha paura di entrarvi. La nostra intera cultura cattolica è in pericolo se questa guerra dovesse trascinarsi a lungo”.
Lo scorso luglio, in una dichiarazione congiunta, la Conferenza Episcopale del Mali e l'Associazione delle Chiese protestanti avevano deplorato le rapine a danno delle famiglie cristiane e l’occupazione di chiese di Tombouctou, Gao e di altre città del nord conquistate dai ribelli jihadisti. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2013)


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