AFRICA/KENYA - Dopo l’attentato ancora scontri nella “piccola Mogadiscio” di Nairobi: segnali inquietanti alla vigilia delle elezioni

lunedì, 19 novembre 2012

Nairobi (Agenzia Fides) - Sono scoppiati nuovi scontri intercomunitari a Nairobi, nel quartiere Eastleigh, dopo l’attentato di domenica 18 novembre che ha provocato 7 morti e diversi feriti. Un ordigno è esploso su un bus che transitava nel quartiere, soprannominato “Piccola Mogadiscio” per la presenza di una folta comunità somala. Sono proprio i somali ad essere oggetto della rabbia della popolazione, perché accusati di proteggere gli attentatori che si suppone siano legati agli estremisti Shabaab.
“È il secondo attentato che avviene nella stessa zona, dopo quello che ha colpito un luogo di culto cristiano (vedi Fides 1/10/2012) e la gente ora si ribella. Subito dopo l’attentato, la popolazione ha attaccato i somali (che sono in maggioranza di nazionalità keniana), ma la polizia ha fatto il possibile per difenderli e riportare la calma” dice all’Agenzia Fides, don Alfonso Poppi, missionario della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, che da anni vive e lavora in Kenya.
Il missionario nota che “quando si avvicinano le elezioni si verificano scontri che alzano la tensione. Ricordiamo la recente uccisione dei 40 poliziotti nella zona di Baragoi (vedi Fides 13 e 14 novembre 2012) e il massacro a settembre di più di 100 persone nel Distretto del Fiume Tana (vedi Fides 13/9/2012)”. “La pace è a rischio” sottolinea il missionario. “In diversi casi le violenze non nascono dal popolo ma sono provocate da politici con pochi scrupoli che manovrano gente poco istruita per seminare il caos”. Le elezioni presidenziali si terranno nel marzo 2013.
“Anche la morte di più 40 poliziotti lascia molto perplessi” dice don Alfonso. “È vero che ci sono da tempo tensioni tra le tribù di pastori della zona, ma queste non avevano mai attaccato la polizia in quel modo. Sui giornali keniani si afferma che i poliziotti, molti dei quali erano reclute inesperte, sono stati colpiti da tiratori scelti che sparavano da 2 km di distanza, mentre le loro vittime stavano attraversando una valle allo scoperto”.
“Sono tutti segnali inquietanti sulla presenza di forze organizzate, pronte a seminare caos e tensione. È una situazione molto fluida e occorre pregare molto. Noi stiamo facendo un’opera di educazione della gente alla riconciliazione e alla pace” conclude don Alfonso. (L.M.) (Agenzia Fides 19/11/2012)


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