DOSSIER FIDES - 150° ANNIVERSARIO DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE,PRIMA PARTE: La Definizione del Dogma

lunedì, 9 agosto 2004

- LA DEFINIZIONE DEL DOGMA.

Sarà proprio questa vivacità del culto mariano che porterà papa Pio IX ad affrontare la questione dell’Immacolata Concezione in vista di una definitiva proclamazione del dogma. Il primo atto fu l’istituzione di una commissione di teologi e una di cardinali per studiare i termini della questione. Di fronte ad una situazione di non perfetto accordo, consigliato anche dal Rosmini, promulgò l’enciclica Ubi primum con la quale sondava l’atteggiamento dei singoli vescovi della Chiesa. L’opinione assolutamente favorevole alla definizione del dogma spinse il pontefice alla preparazione della bolla Ineffabilis Deus con la quale fu definito il dogma della Immacolata Concezione: “Dopo aver offerto a Dio, attraverso il suo Figlio, nell’umiltà e nel digiuno, le preghiere della Chiesa e le nostre, perché si degnasse di dirigere e confermare il nostro pensiero con la grazia dello Spirito Santo, invocando l’aiuto della Chiesa trionfante ed implorando con gemiti lo Spirito Santo stesso, con la sua assistenza, a onore della Santa e individua trinità, - ad onore e decoro della Vergine Madre di Dio, a esaltazione della fede cattolica e per lo sviluppo della religione cristiana, - con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente a lei concesso in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, sia stata preservata da ogni macchia di colpa originale fin dal primo istante della sua creazione, è stata da Dio rivelata, ed è perciò da credere fermamente” .
La definizione, però, fu elaborata in forma negativa e riguardava unicamente l’immunità dal peccato originale presupponendo alla definizione la redenzione di Maria da Cristo.
Saranno le encicliche Ad diem illum di Pio X e Fulgens corona di Pio XII a precisare i punti non definiti da Pio IX riguardo al privilegio unico dell’Immacolata e la perfetta redenzione di Maria da parte di Cristo.
Frutto di lunghe consultazioni con l’episcopato sin dal 1848, la definizione si fondava prevalentemente sull’autorità del papa, anticipando la definizione della infallibilità personale del Pontefice; il metodo seguito nella bolla dogmatica, partendo dal consenso attuale della Chiesa e interpretando in questa luce le testimonianze passate, apriva nuove vie alla teologia, largamente seguite da quel momento.
Pio XII, nella Fulgens corona puntualizzò precisamente la metodologia di Pio IX scrivendo: “Il nostro predecessore altro non fece se non raccogliere diligentemente e consacrare con la sua autorità la voce dei santi Padri e di tutta la Chiesa, la quale, fin dai primi tempi, aveva come spaziato lungo il corso dei secoli venturi”
La definizione fece aumentare sensibilmente le manifestazioni in onore della Madonna contribuendo ad un accrescimento della devozione popolare verso la Vergine.
Ma non fu l’unico vantaggio della definizione: “ <>. Effettivamente, quando il 20 novembre due vescovi avevano chiesto al cardinale presidente se non sarebbe stato conveniente far menzione nella bolla dell’approvazione dell’episcopato, fu loro risposto che <>”.
Sintetizzando, il padre Martina scrive: “La definizione ebbe una molteplice portata: rafforzò l’autorità del papa (preludio al dogma della sua infallibilità); stimolò gli studi teologici, pur ricordando la necessità della sottomissione al magistero, in una prospettiva ieri come oggi considerata diversamente, secondo i punti di vista; favorì la pietà mariana, soprattutto popolare; sottolineò alcune verità religiose essenziali negate o trascurate dal pensiero moderno (l’ordine soprannaturale, l’elevazione dell’uomo a figlio di Dio, il peccato originale, la redenzione).
La festa dell’Immacolata Concezione attualmente si celebra in tutte la chiese orientali, dissidenti e cattoliche eccetto quella sira monofisita e quella caldea nestoriana. Tradizionalmente essa si celebra il 9 dicembre e nel titolo si insiste sulla “concezione attiva” di Anna: “la concezione di Anna quando concepì la Madre di Dio”. Le chiese unite a Roma celebrano la festa l’8 dicembre e danno ad essa il medesimo titolo dei latini.
In Occidente la festa dell’Immacolata Concezione era solita essere chiamata nel Medioevo la “Festa dei Normanni”, perché vigeva la convinzione che essi l’avessero conosciuta in Sicilia e nell’Italia meridionale e da qui l’avessero poi portata in Normandia e in Inghilterra. Moderni studi liturgici hanno appurato che, invece, l’origine occidentale della festa è da reperirsi nella chiesa celtica dell’Irlanda.
Come già ricordato, fu papa Sisto IV a stabilire l’universalità della festa. Nel 1476 pubblicò una bolla con cui stabilì le medesime indulgenze concesse dai suoi predecessori per la festa del Corpus Domini.
Clemente XI impose la festa a tutta la Chiesa, de precepto.
Al momento della definizione, nel 1854, esistevano in tutta la Chiesa latina tre formulari di Messa e Ufficio, ma Pio IX sollecitato da molti vescovi e per sua decisione ordinò nel 1863 la redazione di un nuovo testo liturgico che rispondesse alla definizione dogmatica e rendesse con precisione la verità definita. Il testo definitivo, preparato da Mons. Bartolini, segretario della Congregazione dei riti, fu approvato il 27 agosto del 1863. La festa fu denominata dell’Immacolata Concezione. Il 25 settembre dello stesso anno con un breve apostolico il pontefice abolì i formulari esistenti, prescrivendo a tutta la Chiesa il nuovo testo della Messa e dell’Ufficio per la festa e per l’ottava
Papa Leone XIII, il 30 novembre 1879, prescrisse a tutta la Chiesa anche la vigilia.
Tra gli interventi registrati in epoca contemporanea, molto accorato e sentito è quello di Paolo VI all’Angelus nella solennità dell’Immacolata, nel 1974. Dice il pontefice: “ … Ma oggi una grande meraviglia ci invade, una grande letizia: una creatura, una sola, ma nostra, colei che sarebbe stata la Madre di Cristo, da Cristo stesso fu in anticipo redenta e restituita alla perfezione primigenia, tipica e sublime, della creatura «piena di grazia», una donna, la «benedetta fra tutte le donne». Il suo nome è Maria. Oh figli; oh fratelli, delusi e disperati forse dalle indagini psicanalitiche moderne per la scoperta delle inguaribili contaminazioni delle profondità dell’essere umano, restaurate con fiducia il concetto dell’innocenza e la speranza d’una purità perfetta di questo nostro essere composito di carne e di spirito: il «caso», il miracolo, di Maria riabilita in noi l’immagine della perfezione dell’opera di Dio, quale noi siamo, e del quale un modello intatto e purissimo ci è presentato: sì, è Maria.
Voi cercatori di bellezza, che troppo spesso cercandola nello squilibrio fra carne e spirito, la deturpate, ricordatevi della coincidenza fra purità e bellezza: «per antonomasia il decoro è riconosciuto alla castità - insegna Maestro Tommaso -, e perciò - egli dice -, alla verginità è attribuita una bellezza supereccellente» (S. Theol. II, II, 152, 5). Oggi perciò la Chiesa ci fa cantare: tutta bella sei, o Maria!
E cercate la gioia e la liberazione d’una vita nuova? Recitate, pensandolo, il «Magnificat», è l’inno profetico dell’Immacolata. …”. (Agenzia Fides 9/8/2004)


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