ASIA/CAMBOGIA - Nuovi centri di assistenza e riabilitazione per bambini a rischio

sabato, 30 aprile 2011

Neak Loeung (Agenzia Fides) - Attualmente nel mondo ci sono circa 150 milioni di bambini di strada. In Cambogia, povertà, mancanza di istruzione e di scrupuli da parte di molti adulti e, soprattutto la mancanza di interventi delle autorità, condannano migliaia di piccoli a situazioni inumane. Una vasta gamma di mali sociali come il traffico di persone, lo sfruttamento sessuale ed economico dei bambini, la tossicodipendenza, l’aumento dell’Hiv, il contrabbando e la corruzione, rendono molte località della Cambogia luoghi estremamente pericolosi per una crescita sana. Una di queste località è Poipet, situata nella parte nord orientale della Cambogia, al confine con la Tailandia, ricettacolo di tutti i mali sociali immaginabili, oltre che un incubo per oltre 300 minori. La stessa situazione è presente a Neak Loeung, vicino Phonm Pehn, dove si contano 190 bambini a rischio, mendicanti e lavoratori.
In queste località è impegnata la ong locale Damnok Toe, creata al fine di restituire a questi bambini a rischio quello che la società malata ha tolto loro. Il principale obiettivo di questi centri è la prevenzione degli abusi all’infanzia, la riabilitazione delle vittime e il reinserimento nella società, attraverso la formazione. Il progetto avviato dalla ong vuole assicurare l’assistenza continuativa e professionale a questi bambini. Damnok Toe si è rivolta alla organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas per avere aiuti per l’accoglienza, la cura psicologica e sanitaria e la formazione di circa 3.540 minori. Durante la loro permanenza nei centri, i piccoli oltre al vitto e all’alloggio usufruiscono di assistenza medica e di formazione attraverso attività che in futuro potrebbero essere per loro fonte di guadagno come giardinaggio, musica, sartoria, riparazioni moto, parrucchiere o carpenteria. Inoltre ricevono consigli, appoggio psicosociale e soprattutto l’attenzione e il sostegno emotivo di cui sono stati privati. Imparano anche a vivere con i loro educatori in un ambiente familiare e partecipano alle attività quotidiane della casa. In particolare poi, questi centri permettono ai minori di recuperare autostima e, con essa, l’infanzia perduta. (AP) (30/4/2011 Agenzia Fides)


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