AFRICA/CONGO RD - Elezioni presidenziali su un unico turno; le perplessità della Chiesa

lunedì, 24 gennaio 2011

Kinshasa (Agenzia Fides) - “Il potere di Kinshasa vuole evitare la sindrome della vittoria anelata ma non ottenuta da Laurent Gbagbo, in occasione del primo turno delle elezioni presidenziali in Costa d'Avorio” afferma una nota inviata a Fides dalla “Rete Pace per il Congo” promossa dai missionari che operano nella Repubblica Democratica del Congo. Il 22 gennaio il Presidente Joseph Kabila ha promulgato la legge costituzionale che modifica la norma precedente in base alla quale il Capo dello Stato veniva eletto con uno scrutinio in due turni. Con la modifica costituzionale le elezioni presidenziali del 27 novembre saranno con un unico turno.
Le principali ragioni addotte dal Partito del Popolo per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il partito di Kabila, per tale provvedimento sono la riduzione delle spese elettorali, essendo evidentemente minore il costo di uno scrutinio a un solo turno, e la volontà di evitare possibili violenze tra il 1° ed il 2° turno, come successo in Guinea e in Costa d'Avorio nel 2010. “Tuttavia la realtà è molto diversa: ciò che Kabila teme è l'unione dell'opposizione dopo il primo turno” osserva la nota. “Sopprimendo la modalità di uno scrutinio a due turni, il PPRD intende operare un tour de force sin dal primo turno. Con le elezioni a un solo turno, non c'è più il rischio di affrontare una grande coalizione dell'opposizione in un fatidico secondo turno”.
Il voto a due turni serve, in questo sistema, innanzitutto ad evitare che si possa considerare un Presidente eletto, in un sistema maggioritario ad un solo turno, col 35% dei voti come "Presidente della minoranza del popolo". Con solo due candidati in lizza al secondo turno, il vincitore ottiene necessariamente più del 50% dei voti, nonostante l'insoddisfazione degli avversari.
Il 5 gennaio, il Card. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa, si è detto favorevole ad uno scrutino presidenziale a due turni, affinché il Capo dello Stato sia eletto da “una base sufficientemente ampia”. “In un sistema elettorale a un solo turno, un candidato potrebbe matematicamente vincere anche solo con una maggioranza relativa del 20% dei voti e, per questo, non sarebbe sufficientemente rappresentativo. Occorre invece che il Presidente abbia una base sufficientemente ampia, che lo si conosca ovunque e che raggiunga almeno il 51% dei voti" ha dichiarato il Card. Monsengwo Pasinya, aggiungendo: "lo spirito della legge ci invita a riflettere seriamente su questa questione e a non precipitare le cose”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/1/2011)


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