AFRICA/MADAGASCAR - Il referendum di domani: l’inizio della fine della crisi, oppure l’inizio di una nuova crisi?

martedì, 16 novembre 2010

Antananarivo (Agenzia Fides)- “La popolazione è stanca della crisi politica e istituzionale che si trascina da troppo tempo e sembra intenzionata ad andare a votare per imprimere una svolta politica” dice a Fides un redattore di Radio Don Bosco, la più importante radio cattolica del Madagascar, dove domani, 17 novembre, gli elettori sono chiamati alle urne per approvare con un referendum la nuova Costituzione del Paese.
Il referendum è stato promosso dal Presidente dell’Alta Autorità della Transizione (l’organo che governa il Paese dal marzo 2009, dopo le dimissioni del Presidente Marc Ravalomanana), Andry Rajoelina, ma è boicottato dalle “mouvances” che fanno capo rispettivamente agli ex Presidenti Marc Ravalomanana, Didier Ratsiraka e Albert Zafy.
“Anche la comunità internazionale si è opposta al referendum, tanto è vero che sono giunti in Madagascar solo una decina di osservatori internazionali per monitorare il corretto svolgimento del voto” dice la fonte di Fides. “Se però i malgasci si recheranno in massa alle urne, la comunità internazionale non potrà ignorare la volontà popolare, dando così legittimità al referendum, indipendentemente dall’esito del voto”.
“La nuova Costituzione limita i poteri del Capo dello Stato, che non potrà essere eletto per più di due mandati, e introduce un certo decentramento istituzionale, conferendo ampi poteri a 6 province autonome. Si tratta di una novità importante, perché il Paese ha un’estensione territoriale notevole, ma le sue vie di comunicazione sono molto limitate. Con il sistema centralizzato attuale molte regioni risentono dei ritardi delle decisioni prese nella capitale, Antananarivo” afferma la fonte di Fides. “La maggior parte dei malgasci, però, non è preparata a comprendere le novità introdotte dal nuovo testo costituzionale, anche perché nel sistema educativo malgascio non è previsto l’insegnamento dell’educazione civica”.
Il referendum costituzionale è la prima tappa di un percorso approvato da Rajoelina e da diversi partiti politici (ma boicottato dai 3 ex Presidenti) che prevede la tenuta delle elezioni comunali a dicembre 2010, di quelle legislative nel marzo 2011 e di quelle presidenziali a maggio 2011.
“Il referendum di domani potrebbe essere l’inizio della fine della crisi, oppure l’inizio di una nuova crisi” conclude la fonte di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 16/11/2010)


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