AFRICA/NIGERIA - “È possibile sconfiggere il male con il bene” scrive l’Arcivescovo di Jos, al centro dei recenti scontri

giovedì, 4 novembre 2010

Jos (Agenzia Fides)- “È stato incredibile vedere quello che la crisi del 17 gennaio 2010 ha provocato negli abitanti di Jos e dintorni. La pazzia, che è stata lasciata libera di agire, ha provocato la distruzione di chiese e moschee, con diverse persone costrette a sfollare perché le loro abitazioni e i loro esercizi commerciali sono stati distrutti” scrive S.E. Mons. Ignatius A. Kaigama, Arcivescovo di Jos, capoluogo dello Stato nigeriano di Pleteau, dove periodicamente esplodono violenti scontri intercomunitari (vedi Fides 25/3/2010), con conseguenze molto pesanti per la popolazione locale. Mons. Kaigama, in un articolo pubblicato localmente e inviato a Fides, ricorda che “le persone hanno visto i risparmi di una vita andare in fiamme e i propri cari mutilati o uccisi. La natura comunitaria della vita familiare è stata turbata quando le famiglie divise dalla crisi sono state costrette a vivere a distanza di chilometri, incontrandosi occasionalmente per curare le proprie ferite, per poi separarsi di nuovo”.
Ma non è sempre stato così, perché come scrive Mons. Kaigama, “senza dubbio, la città di Jos è stata una delle città più tranquille della Nigeria, favorita da un clima sereno e dalle bellezze naturali. Il calore e la generosità della sua gente hanno conquistato molti. Negli ultimi decenni, a causa dello sfruttamento minerario dello stagno, si è creato un mix di attività locali, nazionali ed internazionali, che ha fatto sì che cittadini di diversi Paesi si siano installati a Jos. Non stupisce, che lo Stato stesso avesse adottato il nome di “Casa della pace e del turismo”. Purtroppo, la crisi del 2001 ha creato una diffidenza e un’animosità senza precedenti tra la minoranza costituita dalla comunità di coloni musulmani Hausa / Fulani e la maggior parte degli indigeni cristiani. Prima della crisi, entrambe le comunità condividevano in qualche misura le festività, sociali, religiose e politiche, con poco o nessun pregiudizio o discriminazione”.
La Chiesa cattolica insieme agli uomini di buona volontà di altre fedi cerca di porre fine a questa situazione e di aiutare le vittime delle violenze. L’Arcivescovo di Jos ha ricordato in particolare il suo amico, l’Emiro Haruna Abdullahi di Wase, morto di recente (vedi Fides 6/10/2010), come una delle personalità più impegnate nel costruire ponti tra le diverse comunità dell’area. Oltre alla Chiesa locale, anche la comunità cattolica universale è impegnata ad aiutare gli abitanti dello Stato di Plateau a ritrovare la pace, come testimoniato dalla recente visita a Jos di S.E. il Cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace.
Mons. Kaigama conclude descrivendo la sua visita nel villaggio di Mazah, che era stato attaccato il 17 luglio. “Sono rimasto colpito dagli striscioni con la scritta: “la più grande arma contro la violenza è il perdono”. Cosa c’è di più vero? Il bene può veramente sconfiggere il male, se c’è la volontà”. (L.M.) (Agenzia Fides 4/11/2010)


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