ASIA/INDIA - Solo “cerimonie” e ben pochi aiuti per i cristiani dell’Orissa

sabato, 18 settembre 2010

Bhubaneswar (Agenzia Fides) – La visita in Orissa compiuta dal vicepresidente della “Commissione Nazionale per le Minoranze Religiose”, H.T. Sangliana, è stata una “mera cerimonia”, afferma in una nota inviata all’Agenzia Fides S. Ecc. Mons. Raphael Cheenath, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, nell’Orissa. Sangliana, che ha visitato lo stato fra il 14 e il 16 settembre, si è recato anche nel distretto di Kandhamal, epicentro delle violenze anticristiane compiute da estremisti indù fra dicembre 2007 e agosto 2008.
Una delegazione cristiana, guidata dall’Arcivescovo, ha incontrato il vicepresidente Sangliana esponendogli le preoccupazioni e i bisogni delle vittime. Sangliana, ricevuto poi dalle autorità civili dell’Orssa, ha riferito al Primo Ministro dello stato, Naveen Pattnaik, la sua soddisfazione per “il buon lavoro di riabilitazione delle vittime, compiuto dal governo locale”. Sangliana ha negato che i cristiani fuggiti dal distretto di Kandhamal in seguito alle violenze non possono tornare per le minacce e la paura di nuove violenze, affermando che si tratta di una loro libera scelta.
L’Arcivescovo ha dichiarato: “Apprendiamo con disappunto che, secondo Sangliana, la situazione a Kandhamal è normale, non vi sono problemi, e che il governo avrebbe fatto molto per le vittime”. La missione di Sangliana in Orissa, ha continuato, non si differenzia da altre visite che sono state “solo apparenza” e “mere cerimonie”, senza alcun aiuto sostanziale.
Nel memorandum consegnato al vicepresidente – inviato all’Agenzia Fides – la delegazione cristiana, che raccoglieva i leader della Associazione dei Sopravvissuti alla violenza di Kandhamal ricorda che, fra le vittime della violenza anticristiana, “il 36% è costituito da giovani sotto i 18 anni, fisicamente e psicologicamente traumatizzati”. “I bambini – si legge – a due anni dalla violenza, restano spettatori silenziosi, sono totalmente esclusi da ogni aiuto”.
Per questo la delegazione chiede specifici programmi e adeguate misure per la riabilitazione dei piccoli, a cominciare dalle esigenze basilari di alimentazione, sanità, istruzione. Il testo afferma, inoltre, che “a due anni dalla violenza vi sono luoghi dove la tensione e l’insicurezza è ancora molto alta, mentre continua la discriminazione operata dai fondamentalisti indù su base religiosa e su base castale”.
Come ricorda la Chiesa locale, fra dicembre 2007 e agosto 2008 nel distretto di Kandhamal, gli estremisti indù hanno ucciso 93 persone, bruciato e saccheggiato oltre 6.500 case, distrutto oltre 350 chiese e 45 scuole. Oltre 50mila persone sono fuggite nelle foreste o hanno abbandonato lo stato, molti sono ancora nei campi profughi. (PA) (Agenzia Fides 18/9/2010)


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