AMERICA/STATI UNITI - Traffico di esseri umani e commercio della droga: le maggiori aree del crimine organizzato transnazionale

martedì, 22 giugno 2010

New York (Agenzia Fides) – Il traffico di esseri umani ed il commercio della droga sono due delle maggiori aree del crimine organizzato transnazionale su cui si è soffermato l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu, l’Arcivescovo Celestino Migliore, intervenuto il 21 giugno a New York al Meeting di alto livello sul tema, nell’ambito della 64° sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
“Uno dei risultati di un mondo interconnesso è la natura sempre più interconnessa della criminalità – ha osservato Mons. Migliore. - Mentre la capacità di comunicare e di operare scambi con le persone in tutti gli angoli del globo ha promosso la solidarietà globale e il commercio, ha anche portato ad una escalation della criminalità al di là dei confini nazionali”. Ciò comporta una sfida agli attuali meccamismi legali e giudiziari, e la comunità internazionale riconosce il fatto che quando un crimine diventa internazionale anche la risposta deve essere internazionale.
“Oggi, milioni di persone sono vittime della tratta – ha detto il Rappresentante della Santa Sede nel suo intervento -. Di queste oltre il 70%, quasi tutte donne e ragazze, sono vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Questa realtà è al tempo stesso tragica e imperdonabile. Il traffico transnazionale di donne e bambini a scopo di sfruttamento sessuale si basa su un equilibrio tra l'offerta di vittime dai paesi di origine e la domanda nei paesi di accoglienza”. Mons. Migliore ha evidenziato l’urgenza di affrontare il problema della domanda e, con esso, “il degrado strisciante della dignità umana che accompagna sempre la piaga del traffico di persone”, mentre “sono passate sempre più leggi che cercano di legittimare questo lavoro disumanizzante”. Anche gli eventi sportivi e sociali, che dovrebbero favorire rispetto e armonia tra le persone di tutto il mondo, “sono diventati invece le opportunità per il maggiore sfruttamento e il traffico di donne e ragazze”.
“Allo stesso modo, il traffico di droga a livello mondiale continua ad avere effetti devastanti sugli individui, sulle famiglie e sulle comunità in tutto il mondo” ha proseguito Mons. Migliore, ricordando come nelle aree di produzione il fenomeno dia origine a bande organizzate, cartelli della droga e terroristi, che diffondono paura e violenza. “Le attività di questi individui e organizzazioni devono essere affrontate con urgenza con tutti i modi legittimi possibili, per consentire alle comunità di vivere in pace e prosperità piuttosto che nella paura della criminalità e dell’ostilità”.
L’Arcivescovo ha osservato che per risolvere questo problema non basta concentrarsi solo sulle aree di produzione, ma si deve anche affrontare la domanda di droghe illegali che viene spinta fortemente dal mondo sviluppato. Ciò dimostra che, per affrontare la produzione di droga all'estero, gli sforzi devono essere fatti in casa propria. Quindi è necessario “trovare modi per prevenire l'abuso di droga in primo luogo, e riabilitare i tossicodipendenti in modo che possano contribuire maggiormente al bene comune”.
Mons. Migliore ha concluso il suo intervento evidenziando che se si vogliono fermare queste due grandi aree di criminalità internazionale, “popoli e culture dovranno trovare un terreno comune che possa rafforzare le relazioni umane in tutto il mondo”, mentre urge “sostenere la dignità ed il valore di ogni essere umano, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili della società”. (S.L.) (Agenzia Fides 22/06/2010)


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