VATICANO - Per ridurre il tragico tasso di mortalità materna non basta solo parlarne, occorre mettere in pratica il diritto alla salute e all’accesso ai farmaci

mercoledì, 16 giugno 2010

Ginevra (Agenzia Fides) – Il numero “scioccante” di 350.000 casi di mortalità materna che si verificano ogni anno, in particolare tra le popolazioni più povere ed emarginate, i 3 milioni di bambini che muoiono durante la prima settimana di vita e gli altri 2,3 milioni che muoiono durante il loro primo anno di vita sono stati ricordati dall’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni specializzate a Ginevra, nel suo intervento pronunciato il 14 giugno nell’ambito di un gruppo di lavoro sulla mortalità materna, nel corso della 14a sessione del Consiglio dei Diritti Umani.
L’Arcivescovo ha sottolineato che la riduzione della mortalità materna è possibile grazie ad un reddito pro capite più alto, ad un tasso di istruzione superiore per le donne e alla crescente disponibilità dell’assistenza medica di base. Un recente studio sulla mortalità materna ha evidenziato che la mortalità materna in Africa si riduce notevolmente se le madri sieropositive hanno avuto accesso ai farmaci antiretrovirali. “La disponibilità di assistenza ostetrica di emergenza – ha proseguito Mons. Tomasi -, compresa la prestazione del servizio di assistenza pre e post-natale, e di un trasporto adeguato alle strutture sanitarie (quando necessario), personale ostetrico competente, un apporto di sangue pulito e un approvvigionamento di acqua potabile, gli antibiotici del caso e l'introduzione di un'età minima di 18 anni per il matrimonio, sono tutte misure da cui potrebbero trarre beneficio sia le madri che i loro bambini”.
Il Rappresentante della Santa Sede ha quindi sottolineato che “se la comunità internazionale vuole efficacemente ridurre il tragico tasso di mortalità materna, non bisogno più solo parlare di rispetto e promozione del diritto alla salute e di accesso ai farmaci, ma bisogna anche metterli in atto, da parte degli Stati, delle organizzazioni non governative e della società civile”.
L’Arcivescovo ha concluso il suo intervento mettendo in rilievo che “le politiche volte a combattere la mortalità materna e la mortalità infantile hanno bisogno di trovare un delicato equilibrio tra i diritti della madre e quelli del bambino, in quanto entrambi sono portatori di diritti, il primo dei quali è il diritto alla vita. Le cliniche e gli ospedali di maternità promossi dalla Chiesa cattolica fanno proprio questo: salvano la vita sia delle madri che dei bambini, nati e che devono ancora nascere”. (S.L.) (Agenzia Fides 16/06/2010)


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