AMERICA/COSTA RICA - Il Vescovo di Tilarán invita alla cautela dinanzi alla sentenza sull’insegnamento della religione nelle scuole

martedì, 23 marzo 2010

San José (Agenzia Fides) – Il 2 febbraio la Corte Costituzionale del Costa Rica ha dichiarato incostituzionale l'articolo 34, paragrafo 2 dell’attuale regolamento della legge sulla carriera dei docenti, che dava alla Conferenza Episcopale il potere di concedere la missio canonica o l'invio apostolico agli insegnanti qualificati per insegnare religione nei centri di istruzione pubblica. I giudici, accogliendo un ricorso presentato dalla Scuola Ecumenica di Scienze Religiose presso l'Università Nazionale, hanno abrogato tale pratica, in vigore dal 1972, per evitare un “possibile monopolio privato” a favore dell’Università Cattolica, amministrata dalla stessa Conferenza Episcopale.
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides da Padre Sixto Varela Santamaría, Vicario episcopale per le comunicazioni della diocesi di Alajuela, Mons. Vittorino Girardi, Vescovo della diocesi di Tilarán e responsabile dell'area di educazione religiosa della Conferenza Episcopale del Costa Rica, ha così commentato la situazione: “la decisione dei giudici, come tutta la realtà, ammette molteplici letture e, quindi, bisogna avere grande attenzione per non interpretare impropriamente l'azione intrapresa da parte della Corte Costituzionale”.
Per il Presule, tre fattori portano a ritenere che non interessi cancellare l’insegnamento della religione cattolica dalle scuole pubbliche:
1. I giudici conoscono bene l'articolo 75 della Costituzione Politica del Costa Rica, che permette la libertà di culto, ma afferma chiaramente che la religione cattolica è la religione dello Stato, quindi vi è un impegno di collaborazione tra le due istituzioni.
2. I giudici conoscono anche il diritto dei genitori a far ricevere ai propri figli l'educazione religiosa adeguata alla fede che loro professano.
3. Non è stato abolito il Dipartimento di Educazione Religiosa del Ministero della Pubblica Istruzione, che è sempre stato, in questo settore, il ponte tra Chiesa e Stato, tra il Ministero della Pubblica Istruzione e la Chiesa.
Per Mons. Girardi si tratta adesso di “cercare di raggiungere un accordo con lo Stato per chiarire come interpretare la costituzionalità dell'articolo 34 del regolamento, in quanto gli stessi che hanno fatto ricorso, adesso vogliono lavorare come insegnanti di religione, però senza prima aver studiato presso le università cattoliche”. (CE) (Agenzia Fides, 23/03/2010)


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