VATICANO - La relazione del Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson prima della discussione generale: “è tempo di ‘cambiare marcia’ e di dire la verità sull'Africa con amore, promuovendo lo sviluppo del continente che porterà al benessere di tutto il mondo”

martedì, 6 ottobre 2009

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Relatore generale della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast (Ghana), ha presentato ai padri Sinodali la sua Relazione prima della discussione generale, lunedì mattina, 5 ottobre. Innanzitutto ha ricordato la Prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo, nel 1994, e gli orientamenti che ne scaturirono. “Con la pubblicazione dell'Esortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in Africa – ha detto -, la Chiesa in Africa ebbe nuovo impulso e nuovo slancio per la sua vita e attività nel continente come Chiesa missionaria, ossia Chiesa con una missione”. Il Sinodo diede alla Chiesa in Africa un nuovo impulso basato sulla speranza nel Cristo Risorto, “come nuovo impeto per vivere il suo ‘programma’ e la sua missione evangelizzatrice”; un nuovo paradigma: la Chiesa come famiglia di Dio; un insieme di priorità pastorali: evangelizzazione come Proclamazione, Inculturazione, Dialogo, Giustizia e Pace…
Il Card. Appiah Turkson ha quindi fornito una serie di dati sociali ed ecclesiali del continente, evidenziando fra l’altro, i segnali di crescita della Chiesa: l’ascesa di membri africani di congregazioni missionarie a posizioni e ruoli di guida; la ricerca dell'autosufficienza da parte delle Chiese locali; l’incremento di strutture e istituzioni ecclesiali; l’aumento di esperti e manager per il lavoro di ricerca nel campo della fede, della missione, della cultura e dell'inculturazione, della storia, dell'evangelizzazione e della catechesi. Tra le “terribili sfide” della Chiesa in Africa è da registrare che a nord dell'equatore essa a malapena esiste; inoltre la fedeltà e l'impegno di alcuni sacerdoti e religiosi alla loro vocazione; la necessità di evangelizzare (o ri-evangelizzare); la perdita di membri passati a nuovi movimenti religiosi o alle sette. “I giovani cattolici vanno all'estero (in Europa e America) e tornano non cattolici, perché nelle Chiese di quei Paesi non si sono trovati a loro agio”.
Dopo aver compiuto una panoramica sui diversi aspetti sociali, economici e politici del continente, il Card. Appiah Turkson ha sottolineato che “nonostante il continente e la Chiesa nel continente non siano ancora usciti dalle difficoltà, possono però almeno in parte rallegrarsi per i loro successi e i risultati positivi e iniziare a ricusare le generalizzazioni stereotipate sui conflitti, carestie, corruzioni e malgoverni… La verità è che l'Africa è stata accusata per troppo tempo dai media di tutto ciò che viene aborrito dall'umanità; è tempo di ‘cambiare marcia’ e di dire la verità sull'Africa con amore, promuovendo lo sviluppo del continente che porterà al benessere di tutto il mondo”.
Nella seconda parte della sua Relazione, il Porporato si è soffermato ad illustrare il passaggio “Dall'essere ‘Famiglia di Dio’ (evangelizzatori) all'essere servitori (ministri = diakonoi) della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Attingendo ampiamente dai riferimenti biblici, ha osservato tra l’altro: “in una Chiesa che è una famiglia in comunione, la riconciliazione non diventa uno status o un'azione, bensì un processo dinamico, un compito da intraprendere ogni giorno, un obiettivo da raggiungere, un tentativo continuo di ricomporre con l'amore e la misericordia amicizie interrotte, legami fraterni, speranza e fiducia”.
Parlando quindi della testimonianza - che nell'Ecclesia in Africa Papa Giovanni Paolo II ha esaltato “come elemento essenziale della cooperazione missionaria” - per essere “sale della terra” e “luce del mondo”, il Card. Appiah Turkson ha rilevato tra l’altro che “il simbolo del sale invita la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa ad accettare di consumarsi (dissolversi) per la vita del continente e del suo popolo” e l’espressione di Gesù “Voi siete la luce del mondo” esprime l'alta vocazione dei discepoli: “una chiamata a compiere, in Cristo, la vocazione di Israele nell'Antico Testamento di essere testimone della luce della conoscenza della Legge di Dio (Vangelo) e della sua salvezza nel mondo”. (SL) (Agenzia Fides 6/10/2009; righe 45, parole 622)


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