ASIA/MYANMAR - Attesa la sentenza per la leader San Suu Kyi, mentre l’ASEAN guarda ai diritti umani

martedì, 28 luglio 2009

Yangon (Agenzia Fides) – Fra alcuni giorni (probabilmente il 31 luglio) sarà resa nota dal Tribunale birmano la sentenza del processo a carico di Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione in Myanmar e premio Nobel per la pace, accusata di violazione delle norme di sicurezza.
Aung San Suu Kyi, 64 anni, è sotto processo per aver permesso all'americano John Yettaw di rimanere nella sua casa di Yangon dopo aver aggirato i controlli della sicurezza. Se ritenuta colpevole, sarà condannata a cinque anni di carcere.
Il processo volge al suo temine mentre l’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico (ASEAN) ha annunciato che non espellerà il Myanmar, come richiesto dal segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.
Durante il recente summit dell'ASEAN, tenutosi in Thailandia, gli Usa hanno chiesto la liberazione della leader democratica e un inasprimento delle sanzioni e dell’atteggiamento degli altri stati dell’ASEAN ((Filippine, Thailandia, Malaysia, Singapore, Brunei, Indonesia, Myanmar, Cambogia, Laos, Vietnam) verso il Myanmar.
Gli stati dell’ASEAN non hanno però accolto queste domande, fermandosi a una dichiarazione di principi, sottolineando che “la leadership birmana avrebbe molto da guadagnare nell’adesione alla comunità internazionale, prendendosi cura della propria popolazione e del posizionamento del Myanmar sulla via della democrazia”.
I membri dell’ASEAN hanno comunque deciso di creare una specifica Commissione per la tutela dei diritti umani. Alcuni osservatori notano però che l’organismo potrebbe essere di fatto inefficace, in quanto non avrebbe il potere di compiere indagini indipendenti e resterebbe condizionato dalle autorizzazioni dei governi, spesso i maggiori accusati di abusi sui diritti umani. (PA) (Agenzia Fides 28/7/2009 righe 26 parole 268)


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