AFRICA/KENYA - Il Kenya ammette i crimini commessi dalla polizia che erano stati denunciati da un rapporto dell’ONU

giovedì, 4 giugno 2009

Nairobi (Agenzia Fides)- “Il governo riconosce che vi sono stati casi di uccisioni illegali compiuti dalle forze di polizia. Dal 2000 sono stati investigati 53 casi con il rinvio a giudizio di 81 ufficiali di polizia perseguiti penalmente”. Così il Ministro della Sicurezza interna del Kenya, George Salitoti, ha ammesso all’11 Sessione del Consiglio ONU dei Diritti Umani in corso a Ginevra (Svizzera) l’esistenza di casi di esecuzioni extragiudiziarie commesse da ufficiali di polizia, confermando le accuse sollevate dal recente rapporto del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, Philp Alston. Nel documento Alston afferma che esistono prove che collegano ufficiali di polizia a uccisioni extra-giudiziarie e denuncia l’inefficienza e la corruzione del sistema giudiziario, le minacce ricevute dai difensori dei diritti umani da parte di funzionari di governo (vedi Fides 29/5/2009).
Il rapporto del Rappresentante Speciale dell’ONU aveva suscitato forti polemiche in Kenya e aveva creato imbarazzo nel governo, i cui rappresentanti si apprestavano a partecipare alla Conferenza di Ginevra.
Un imbarazzo accentuato dal fatto che la coalizione governativa si è divisa sulla risposta da dare alle accuse di Alston. La delegazione keniana aveva preparato un rapporto che era molto critico nei confronti di quello del Rappresentate dell’ONU. Ma il partito del Primo Ministro Odinga ha affermato di non essere stato consultato sulla questione e di volere essere rappresentato nella delegazione inviata a Ginevra. Di conseguenza sono stati inclusi nelle delegazione due Ministri del partito del Premier. Questi avrebbero convinto gli altri delegati a cambiare la posizione del governo ed ammettere la verità sull’esistenza di crimini commessi dalla polizia
Il governo di unione nazionale è formato dal partito del Presidente Kibaki e da quello del Primo Ministro Odinga, i due “uomini forti” del Paese che si sono sfidati nelle elezioni presidenziali del dicembre 2007, vinte dal primo (che era il Capo dello Stato uscente) ma contestate dal secondo. Nel gennaio-febbraio 2008 lo scontro politico degenerò in diverse parti del Paese con centinaia di morti e almeno un milione di sfollati. La crisi venne superata con la formazione di un governo di unità nazionale con la partecipazione di entrambi gli schieramenti. Ma negli ultimi tempi si sono acuite le tensioni all’interno della compagine governativa, al punto che anche diversi esponenti della Chiesa cattolica hanno richiamato i politici a pensare al bene comune e non alla spartizione del potere (vedi Fides 19/5/2009). (L.M.) (Agenzia Fides 4/6/2009 righe 29 parole 402)


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