AMERICA/STATI UNITI - L’emergenza della crisi economica mondiale non è finita: per il Fondo monetario internazionale ci saranno 50 milioni di nuovi poveri

martedì, 28 aprile 2009

Washington (Agenzia Fides) - Non ci sono buone notizie sul fronte della crisi economica mondiale: le ultime stime del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale parlano di oltre 50 milioni di nuovi poveri, si parla addirittura di calamità umanitaria. Il Comitato per lo sviluppo del Fondo monetario internazionale, che si è riunito nei giorni scorsi a Washington, ha lanciato infatti, in chiusura dei lavori, un nuovo drammatico allarme. E’ stato sottolineato che sono oltre 50 milioni le nuove vittime, soprattutto donne e bambini, della crisi economica e finanziaria, che appunto si è trasformata in una calamità umanitaria in particolare per i Paesi in via di sviluppo.
Al centro delle nuove stime negative infatti ci sono ancora i Paesi poveri del sud del mondo che hanno meno risorse per uscire da una crisi finanziaria che ha provocato il collasso di intere economie. A partire da questa analisi è venuta la richiesta alla Banca mondiale di rivedere la disponibilità di risorse finanziarie per fare fronte alla crisi, oltrepassando i 100 miliardi di dollari per i prossimi tre anni. Secondo il Fondo monetario internazionale gli impegni presi dai diversi Paesi e dalle istituzioni internazionali, inclusi quelli assunti dai partecipanti del vertice del G20 di Londra, vanno rapidamente tradotti in azioni coordinate e risorse addizionali. Ma se la crisi è particolarmente drammatica per i Paesi in via di sviluppo, gli esperti del Fmi ritoccano anche le stime di ripresa per i Paesi del G20. Occorrono infatti maggiori stimoli fiscali rispetto a quelli previsti: passando da 780 a 820 miliardi di dollari nel 2009 e da 590 a 660 per il 2010, pari rispettivamente al 2 e all’1,5 del Prodotto interno lordo.
Il dato che ha pesato in modo negativo sulle economie di diversi Paesi a partire da quelli poveri, è il peggioramento del credito, il ridursi dei flussi di capitale verso le nazioni emergenti e la caduta dei ricavi dell'export per effetto del declino dei volumi del commercio mondiale. Così al di là dei segnali di ripresa, sottolineati nell’ultimo mese nei Paesi industrializzati, è pure da rilevare il taglio drastico delle stime di crescita annunciato dal Giappone: da 0 per l’anno in corso a -3,3, una vera caduta per una delle economie più forti del pianeta. Se tale stima fosse confermata, sarebbe la peggiore contrazione dalla fine della seconda guerra mondiale. A preoccupare il governo di Tokyo è la permanenza sui mercati dei cosiddetti “asset tossici”, titoli inesigibili; una questione aperta che banche ed istituzioni finanziarie negli Stati Uniti e in Europa non hanno ancora risolto del tutto. (Mtp) (Agenzia Fides 28/4/2009; righe 28, parole 431)


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