AFRICA/KENYA - “Non riportateci alla guerra!” ammonisce la stampa keniana mentre i politici riprendono il dialogo

venerdì, 17 aprile 2009

Nairobi (Agenzia Fides)- “È ripreso il dialogo tra le diverse parti politiche grazie soprattutto alle pressioni esercitate dall'inviato speciale dell'ONU per il Kenya, Kofi Annan, e dal corpo diplomatico accreditato a Nairobi” dice all'Agenzia Fides una fonte della Chiesa del Kenya che per motivi di sicurezza non citiamo.
Nelle scorse settimane era aumentato l'allarme per le divisioni e le dispute all'interno della coalizione che sostiene il governo di unità nazionale, al punto che un giornale di Nairobi aveva titolato “Non riportateci alla guerra”. Il governo di unione nazionale è frutto della mediazione dell'ex Segretario Generale dell'ONU, che era stato incaricato di aiutare le componenti politiche locali a trovare una via di uscita alla grave crisi che ha sconvolto il Paese all'inizio del 2008. Il 27 dicembre 2007 si erano tenute le elezioni presidenziali vinte dal Presidente uscente Mwai Kibaki. Il suo principale avversario, Raila Odinga, aveva lanciato accuse di brogli, affermando di essere lui il vincitore. Tra gennaio e febbraio 2008 la tensione tra i due partiti provocò violenti scontri, con centinaia di morti e la fuga di milioni di persone dalle loro case. Alcuni politici infatti strumentalizzarono le tensioni etniche per promuovere la propria agenda politica.
La crisi venne superata con la formazione di un governo di unità nazionale che prevedeva la nomina di Odinga a Primo Ministro (una carica non prevista dalla Costituzione, che venne emendata) mentre Kibaki rimaneva Capo dello Stato.
“Vi sono alcuni politici che stanno conducendo una politica suicida, che stanno giocando sulla pelle dei keniani, perché ancora una volta registriamo il tentativo di utilizzare la carta etnica a fini elettorali” dice la fonte di Fides. “Nel Paese sta crescendo l'allarme per la diffusione di milizie armate, al punto che è opinione comune che se dovessero esplodere nuovi scontri, questa volta sarebbe molto peggio del 2008, perché un po' tutti si sono armati”. All'inizio di aprile Sua Ecc. Mons. Boniface Lele, Arcivescovo di Mombasa, ha denunciato i tentativi di strumentalizzazioni dell'etnicità a fini politici (vedi Fides 6/4/2009).
I recenti scontri costituiscono però un forte richiamo per la comunità internazionale ad agire preventivamente per evitare il peggio. Annan nel corso di una riunione convocata a Ginevra il 30 marzo per esaminare i progressi compiuti dopo la firma di un accordo nazionale nel febbraio 2008, ha ammonito che “il Kenya si trova ad un bivio”. L'ex Segretario Generale dell'ONU ha però aggiunto: “Non c'è disaccordo su ciò che deve essere fatto. Le parti hanno già concordato un progetto per la costruzione di una società più equa, più prospera e giusta. Questo modello si trova nel pacchetto di riforme concordato nel dialogo nazionale”.
Il pacchetto prevede riforme costituzionali, giuridiche e istituzionali; lotta contro la povertà e l'ingiustizia e programmi di sviluppo; lotta contro la disoccupazione, soprattutto tra i giovani; consolidamento della coesione e dell'unità nazionale; riforma agraria, e provvedimenti per rafforzare la trasparenza, la responsabilità e la lotta all'impunità nell'amministrazione pubblica.
La coesione delle forze politiche è tanto più necessaria per affrontare la grave siccità che colpisce buona parte del Kenya. “Il 19 marzo doveva iniziare la stagione delle piogge. Da allora a Nairobi sono caduti appena 3 mm di pioggia contro i 40 previsti in tempi normali” dice la fonte di Fides. “Secondo gli esperti dobbiamo aspettarci siccità intervallata da piogge alluvionali. I raccolti sono scarsissimi e la gente ha fame. La siccità ha colpito persino la zona di Nyahururu, che è considerato il granaio del Kenya”. (L.M.) (Agenzia Fides 17/472009 righe 40 parole 573)


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