AFRICA/MADAGASCAR - Il punto sulla crisi del Madagascar, mentre le proteste continuano ma sembrano perdere di intensità

giovedì, 5 febbraio 2009

Antananarivo (Agenzia Fides)-Andry Rajoelina, il sindaco della capitale malgascia, Antananarivo, e principale oppositore del Presidente Marc Ravalomanana, continua la sua protesta ma sembra raccogliere sempre meno sostenitori.
Il 3 febbraio il sindaco era stato dimissionato dal Prefetto della capitale. Rajoelina aveva però respinto il provvedimento, e durante la manifestazione di ieri, 4 febbraio, aveva annunciato di essersi sospeso dalla carica, chiedendo ad una sua collaboratrice, Michèle Ratsivalaka, di gestire provvisoriamente la città (vedi Fides 4/2/2009).
Rajoelina ha poi invitato i suoi sostenitori a continuare a protestare di fronte al Municipio della capitale. Il numero dei dimostranti però è rimasto invariato se non è addirittura diminuito. Questo perché, come spiegavano a Fides fonti di Radio Don Bosco, la più importante radio cattolica dell'isola, “La gente deve pur guadagnare qualcosa; non va alla manifestazione perché è costretta a lavorare, non perché sono venute meno le ragioni della protesta”.
Per permettere ai nostri lettori di comprendere meglio quello che sta accadendo nella più importante isola dell'Africa, ricapitoliamo le tappe dell'attuale crisi.
Il 26 gennaio scoppiano gravi incidenti tra la polizia e i sostenitori del sindaco della città, Andry Rajoelina, principale avversario politico del Presidente, Marc Ravalomanana.
Gli scontri sono scoppiati nel primo giorno di scioperi proclamati dall'opposizione per protestare contro la decisione del governo di chiudere “TV Viva” di proprietà del sindaco Rajoelina. Il governo aveva imposto la chiusura dell'emittente lo scorso dicembre dopo la trasmissione di un programma in cui parlava il Presidente in esilio, Didier Ratsiraka. I manifestanti hanno distrutto e saccheggiato negozi e dato fuoco alle sedi delle televisione nazionale e di quella di proprietà del Presidente Ravalomanana, che possiede inoltre una radio, due giornali, una compagnia edile ed una delle più importanti società alimentari del Paese.
Secondo la polizia i morti sono 44 mentre secondo altre fonti sarebbero 120. Le proteste sono continuate nei giorni successivi, anche se hanno perso di vigore e non vi sono state violenze. Il 3 febbraio,Rajoelina annuncia la presentazione all'Alta Corte Costituzionale della richiesta di destituzione del Presidente Ravalomanana e la formazione di un governo di transizione da lui presieduto. Il governo replica immediatamente decretando le dimissioni da sindaco di Rajoelina. Questi respinge il provvedimento del governo ma si auto-sospende nominando al suo posto un sindaco provvisorio, Michèle Ratsivalaka. Nel frattempo, l'Alta Corte Costituzionale si dichiara incompetente per esaminare la richiesta di destituzione del Presidente presentata da Rajoelina.
Le ragioni della protesta vanno oltre al fatto contingente, la chiusura imposta dalle autorità centrali della televisione di proprietà di Rajoelina, e derivano dalla frustrazione della popolazione malgascia, che nel 2002 aveva acclamato l'elezione di Ravalomanana, come un Presidente che poteva imprimere una svolta al Paese. Dal 2002 al 2007, in effetti l'economia nazionale ha registrato una crescita, ma la maggioranza della popolazione non ha visto migliorare il proprio livello di vita. Ravalomanana è accusato di aver ristretto gli spazi di democrazia, soprattutto nei media, e di essere in combutta con interessi stranieri nello sfruttamento delle risorse nazionali. L'opposizione in particolare contesta la decisione di affittare per 99 anni ad una multinazionale sudcoreana 1,3 milioni di ettari di terre coltivabili.
Rajoelina è riusciti a incanalare questa frustrazione popolare, ma secondo diversi osservatori di questioni malgasce, non ha lo spessore politico per rappresentare una reale alternativa all'attuale Presidente. (L.M.) (Agenzia Fides 5/2/2009 righe 44 parole 556)


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