VATICANO - “AVE MARIA” a cura di mons. Luciano Alimandi - Attirati da Gesù

mercoledì, 21 gennaio 2009

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: ‘Ecco l'agnello di Dio!’. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù” (Gv 1, 35-37). Ritorna nel Vangelo, più volte, in momenti cruciali della vita di Gesù e della “nascente” Chiesa, la figura di Giovanni il Battista. Egli è il Suo Precursore, fin dall’inizio, fin da quando nel grembo della mamma Elisabetta gioisce della presenza del Messia all’arrivo della Vergine Maria (cfr. Lc 1, 44).
Il Battista Lo indicherà, dopo il Battesimo, ai suoi discepoli al fiume Giordano, quando i cieli si aprono e discende su di Lui lo Spirito Santo, sotto forma di colomba (cfr. Mc 1, 10). Lo presenterà con quell’esclamazione che, ancora oggi, riecheggia nelle chiese di tutto il mondo quando, durante la Santa Messa, il sacerdote presenta ai fedeli la Santissima Eucaristia, dicendo: “ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.
Queste sono le parole del Precursore, che continua nei secoli la sua straordinaria missione: preparare le anime all’incontro con Gesù, lo Sposo! Infatti, egli dice di se stesso di essere “l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta e che esulta di gioia alla voce dello sposo” (Gv 3, 29). Quell’esclamazione gioiosa ha fatto sussultare l’anima dei due primi discepoli di Gesù, che erano stati discepoli del grande Giovanni: al “sentirlo parlare così” (Gv 1, 37) trovarono la forza per seguire Gesù.
Erano i primi passi dietro al Maestro divino, ai quali ne sarebbero seguiti tanti altri. I passi iniziali sono sempre decisivi per ogni storia di vocazione! Andrea e Giovanni, senza quella “spinta”, non sarebbero usciti dal loro “guscio”, non avrebbero fatto l’esperienza meravigliosa, durante gli anni, della immedesimazione con Gesù, che è il vero ed unico fine di ogni chiamata a seguirLo. E’ stato l’amore del Battista per Gesù, che li ha lanciati sulla strada della santità. C’è sempre qualche persona speciale, spesso quella di un sacerdote, all’inizio della chiamata sacerdotale!
Grazie a quell’amore, Gesù poteva avere i Suoi primi discepoli. “Che cosa cercate”? Furono le prime parole che Egli rivolse loro, vedendo che lo seguivano. La risposta non tardò, ma era come impacciata: “Maestro dove abiti”? Così Gesù poté per sempre attirarli a Sé: “venite e vedrete” (cfr. Gv 1, 38-39).
All’origine di quel cammino vocazionale, c’è l’amore del Battista per Gesù. Anche loro impararono da quel giorno a “fissare” lo sguardo su Gesù. Impararono ad amarLo con tutto il cuore. Quando si ama una persona si posa teneramente lo sguardo su di lei: come una mamma che guarda il proprio figlio, solo lei lo sa fissare in quel modo; come uno sposo che fissa la sua sposa, solo lui sa guardarla così!
Innamorarsi di Gesù è, in fondo, la chiamata di ciascuno. A questa vocazione devono corrispondere innanzitutto coloro che “rappresentano” Gesù, cioè i sacerdoti. E’ il sacerdote, infatti, che per primo deve “presentare” Gesù agli altri; non solo nella Santa Messa, quando a tutti mostra il Corpo e il Sangue di Cristo, dopo la consacrazione, non solo nella predicazione, quando Lo annuncia, ma Lo deve presentare anche con la propria vita. Lo si segue, veramente, se Lo si ama.
Spesso all’origine della chiamata a seguire Gesù, c’è stato l’esempio di uno sguardo che si è posato con amore su di Lui, di un cuore che si è fissato in Lui, di una parola affascinante che è sgorgata dall’abbondanza di un sincero amore per Lui. Beati coloro che sanno parlare così e beati coloro che sanno ascoltare!
Senza di questo, non c’è vera pastorale vocazionale, non esiste autentica evangelizzazione, perché il Signore si è legato al nostro amore. Egli vuole aver bisogno di noi, per realizzare il Suo piano di salvezza ha voluto la collaborazione umana con la Sua grazia. Collaborazione che consiste nell’amare Lui, con tutto il cuore, la mente e le forze ed il prossimo, precisamente, con quest’amore!
Lo vediamo in modo esemplare nella vocazione della Beata Vergine Maria: solo con il suo “eccomi” si poteva compiere l’incarnazione del Verbo di Dio. Lei è diventata perciò la Madre nostra nell’ordine della grazia. Il titolo di “Madre dell’umanità” non è semplicemente un titolo onorifico, ma esprime una delle più belle verità della nostra fede cristiana: la donazione incondizionata dell’umile Serva del Signore al piano della salvezza, ha reso possibile ogni nostra donazione personale e comunitaria, anche quella di Giovanni Battista!
Così possiamo dire che quelle parole “Ecco l’Agnello di Dio”, prima di Giovanni, le aveva pronunciate la Vergine Maria, chissà quante volte, dal profondo del suo Cuore. Quel Cuore immacolato, infatti, aveva ricevuto e custodito in sé, prima di tutti noi, il Figlio di Dio per donarLo al mondo, come Lo donò ad Elisabetta, Zaccaria e al piccolo Giovanni Battista. Ella continua a donarLo a ciascuno di noi, insegnandoci ad accoglierLo come Lei: con tutta umiltà ed amore per offrirLo agli altri. (Agenzia Fides 21/1/2009; righe 58, parole 827)


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