VATICANO - Alla vigilia della Conferenza di Dhoa, la Santa Sede chiede nuove regole per i mercati finanziari che favoriscano i Paesi più poveri; il grave problema dei mercati offshore

venerdì, 28 novembre 2008

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Intervenire sulla fuga di capitali nelle centrali finanziarie offshore che rappresentano una distrazione enorme di risorse attraverso l’evasione fiscale; impostare politiche fondate sulla cooperazione in favore dei Paesi poveri; non svuotare di contenuti la Conferenza di Dhoa promossa dalle Nazioni Unite (dal 29 novembre al 2 dicembre) dedicata alla finanza e allo sviluppo. Il rischio infatti è che il recente G20, dal quale sono stati esclusi i Paesi poveri, annulli o riduca di molto l’appuntamento sponsorizzato dall’Onu cui i Paesi in via di sviluppo guardano invece con speranza.
Sono questi alcuni punti chiave della “Nota” dedicata all’attuale crisi economica mondiale diffusa dal Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” con l’approvazione della Segreteria di Stato Vaticana. Il tema unificante delle proposte ruota intorno a un concetto base: “Per affrontare la crisi serve un nuovo patto finanziario internazionale”. Insomma le ricette a livello nazionale non bastano più, è necessaria un’alleanza fra Stati e organismi internazionali che però punti all’inclusione e non all’ulteriore marginalizzazione delle nazioni che hanno maggiore bisogno di aiuto; un’inversione di tendenza a 360 gradi che metta i principi della cooperazione, della solidarietà, del bene comune al primo posto anche nelle grandi scelte della finanza globale.
Il Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” afferma, fra le altre cose, che l’attuale sistema economico e finanziario internazionale è fondato su una impostazione che colpisce le realtà più povere del pianeta: “Sono i Paesi poveri a finanziare i Paesi ricchi, che ricevono risorse provenienti sia dalle fughe di capitale privato, sia dalle decisioni governative di accantonare riserve ufficiali sotto forma di attività finanziarie sicure collocate nei mercati finanziariamente evoluti o nei mercati offshore”.
Ancora in merito agli squilibri fra nord e sud del mondo, e quindi fra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo, la Nota sottolinea un importante principio generale: “Occorre evitare che si inneschi la catena del protezionismo reciproco; piuttosto si devono rafforzare le pratiche di cooperazione in materia di trasparenza e di vigilanza sul sistema finanziario – dice il documento - In particolare, è importante che il pur necessario confronto politico fra i Paesi più ricchi non porti a soluzioni basate su accordi esclusivi, ma rilanci uno spazio di cooperazione aperto e tendenzialmente inclusivo”.
Tale dovrebbe essere la visione etica di fondo, mentre la situazione è ben differente: “le rimesse degli emigrati comportano un afflusso di risorse che, a livello macro, superano largamente i flussi di aiuto pubblico allo sviluppo. È come dire che i poveri del Sud finanziano i ricchi del Nord e gli stessi poveri del Sud devono emigrare e lavorare al Nord per sostenere le loro famiglie al Sud”.
Il mondo attuale si trova dunque al centro di una contraddizione dalla quale nasce l’urgenza di costruire nuove strategie d’intervento, e allora è tanto più necessario “considerare attentamente il ruolo, nascosto ma cruciale, del sistema finanziario offshore”.
Il Pontificio Consiglio non si nasconde che proprio in quest’ambito bisogna rintracciare alcune delle ragioni fondamentali dell’attuale crisi, da qui infatti prendono vita fenomeni quali le “fughe di capitali di proporzioni gigantesche, i flussi legali motivati da obiettivi di evasione fiscale e incanalati anche attraverso la sovra/sottofatturazione dei flussi commerciali internazionali, il riciclaggio dei proventi di attività illegali”. Secondo “Giustizia e Pace” si tratta di una mole di attività finanziarie che corrisponde a un’evasione fiscale di 255 miliardi di dollari, il che significa oltre tre volte l’intero ammontare degli aiuti pubblici allo sviluppo da parte dei Paesi Ocse. In questo scenario così complesso, un ruolo importante lo ricoprono anche i cittadini i quali possono introdurre “comportamenti responsabili in materia di consumo e investimento”. (Mtp) (Agenzia Fides 28/11/2008)


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