ASIA/INDIA - “Desideriamo celebrare il Natale in pace; lo stato garantisca il ritorno dei cristiani e la ricostruzione delle chiese”: Lettera dei Vescovi al Primo Ministro dello stato dell’Orissa

martedì, 11 novembre 2008

Bhubaneswar (Agenzia Fides) – E’ un lungo cahiers de doléances quello che i Vescovi dell’Orissa hanno presentato al Primo Ministro Shri Naveen Patnaik, che governa lo stato dell’India orientale.
In un recente incontro, i Vescovi hanno consegnato al Primo Ministro una lettera con le loro richieste, che mettono una “parola di verità” sulla situazione nel distretto di Kandhamal, dove si è verificata la maggior parte delle violenze anticristiane in Orissa. La Lettera è firmata da Mons. Raphael Cheenath, Arcivescovo di Cuttak-Bhubaneswar, da Mons. Thomas Thiruthalil, Vescovo di Balasore, e da Mons. Sarat Nayak, Vescovo di Berhapur.
La prima considerazione espressa nel testo riguarda il numero dei rifugiati di Kandhamal: la considerevole riduzione della loro presenza nei campi profughi dell’area (attualmente sono 11mila) non significa che essi stanno tornando alle loro case o ai loro villaggi. Molti di loro sono emigrati in altri campi profughi a Cuttak, Bhubaneswar o in altre città dell’Orissa: almeno 15mila di loro vivono fuori al distretto. Inoltre un gran numero è fuggito al di fuori dei confini dello stato, verso Andra Pradesh, Tamil Nadu, Kerala, Karnataka.
I Vescovi spiegano il perché di questa fuga: molti temono di essere ancora aggrediti dagli estremisti indù. Essi li minacciano di convertirsi all’induismo, pena la perdita delle loro proprietà o la morte. Vi sono ancora molti criminali armati a piede libero che terrorizzano i cristiani, notano i Vescovi.
Un secondo punto messo in luce è la grave situazione di ingiustizia e discriminazione che le comunità cristiane subiscono: è stata perfino vietata e impedita la sepoltura di un cristiano nella sua terra di origine. E’ in corso una estesa campagna di intimidazioni che viola i diritti individuali e che lo stato deve fermare. Inoltre il governo dell’Orissa ha promesso di dare nuove terre ai contadini senza terra, questo non è ancora avvenuto.
Il terzo punto riguarda la distruzione e il saccheggio di chiese, conventi, istituzioni e scuole cristiane, che continua tuttora senza alcun intervento delle autorità. Alcune stazioni di polizia, come quella di Sarangoda, sono giunte perfino a rifiutare di accogliere le denunce di nuovi atti di violenza compiuti, venendo meno al loro ruolo di garanti del rispetto della legge.
I Vescovi chiedono che la ricostruzione degli edifici distrutti o danneggiati inizi dal 1° dicembre, per consentire alle comunità cristiane di celebrare il Natale, anche grazie all’auspicato stanziamento di Forze di Polizia Federale che sarebbero, secondo i Presuli, una reale garanzia di imparzialità e che potrebbero consentire il ritorno a una vita normale per le comunità cristiane.
I Vescovi notano infine che quello in corso non è assolutamente un conflitto etnico fra gruppi tribali, come alcuni analisti hanno detto, per mascherare le reali intenzioni dei gruppi radicali indù: eliminare la presenza e ogni traccia cristiana dallo stato dell’Orissa.
(PA) (Agenzia Fides 11/11/2008 righe 29 parole 289)


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