AMERICA/COSTA RICA - Si riapre la polemica sulla legalità della fecondazione in vitro; per il Presidente della Conferenza Episcopale “più che il sentimento, prevalgano sempre la verità ed il bene dell’essere umano”

venerdì, 17 ottobre 2008

San José (Agenzia Fides) – “Voglio ribadire la scelta chiara che il nostro ordinamento giuridico ha nuovamente espresso in favore della vita umana dal medesimo istante del suo concepimento”. È quanto afferma Mons. Hugo Barrantes Ureña, Arcivescovo Metropolita di San José e Presidente della Conferenza Episcopale del Costa Rica, in un comunicato diffuso il 15 ottobre a seguito della votazione fatta presso il Tribunale Amministrativo in merito al processo intentato da una donna del Paese per poter accedere alla fecondazione in vitro. Nel Costa Rica, questa tecnica è proibita dal 2000, da quando il Tribunale Costituzionale della Nazione la definì una pratica contraria alla Costituzione, ribadendo il carattere inviolabile della vita umana e proibendo la fecondazione in vitro e la conseguente manipolazione di embrioni (congelamento, sperimentazione, selezione).
Otto anni dopo, la polemica si è riaccesa, ma il voto ha nuovamente affermato, tra gli altri aspetti, che “qualunque tecnica di fertilizzazione in vitro che venga realizzata nel Paese deve rispettare imprescindibilmente il diritto alla vita ed il diritto alla dignità umana”. Come risulta da quanto espresso in materia, spiega Mons. Barrantes nel comunicato, “il perito Dr. Gerardo Escalante afferma che, dal 2000 ad oggi, ‘La scienza e la tecnica hanno registrato un grande avanzamento in questo campo, al punto da rendere vitale la pratica in vitro con la fecondazione di un solo ovulo’. Tuttavia, avendo consultato altri specialisti del settore, mi hanno manifestato il loro assoluto rigetto di questa tesi. Pertanto devo riaffermare che l’applicazione di questa tecnica continua a mettere in pericolo sia l’embrione umano che la salute della donna”.
Il Presidente della Conferenza Episcopale ricorda inoltre che “l’etica cristiana insegna che ogni bambino ha diritto ad essere concepito in maniera umana, nell’ambito dell’atto coniugale”, per cui “ogni manipolazione in tal senso, è moralmente illecita. Il figlio è un dono e non un diritto”.
Mons. Barrantes esprime quindi comprensione per le coppie che desiderano avere un figlio all’interno del matrimonio, ma ricorda allo stesso tempo che “questo desiderio, buono in sé stesso, non giustifica l’uso di qualunque mezzo che de-naturalizzi l’atto coniugale e metta in rischio la vita dell’embrione”. D’altra parte incoraggia i medici e gli scienziati ad aiutare gli sposi a raggiungere questo anelito, ma sempre rispettando la natura umana e la dignità coniugale.
“Esorto i fedeli cattolici e tutte le persone di buona volontà ad informarsi sulla portata di questa tecnica affinché, più che il sentimento, prevalgano sempre la verità ed il bene dell'essere umano”, conclude l’Arcivescovo. (RG) (Agenzia Fides 17/10/2008)


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