AFRICA/ANGOLA - L'Angola esce rafforzata dalle elezioni vinte dal partito al potere e si impegnerà nella politica regionale: in primis nella crisi dello Zimbabwe

martedì, 9 settembre 2008

Luanda (Agenzia Fides)- Il principale partito d'opposizione angolano, l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA), ha riconosciuto la propria sconfitta alle elezioni legislative del 5 settembre (vedi Fides 8/9/2008), vinte con un ampio margine dal Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola (MPLA), il partito del Presidente Dos Santos, che ha ottenuto l'82% dei voti scrutinati (circa l'80% del totale). Anche gli osservatori dell'Unione Europea, dopo quelli africani, hanno dichiarato che le elezioni sono state trasparenti.
Secondo diversi osservatori internazionali il successo elettorale, oltre ad essere di buon auspicio per le elezioni presidenziali del 2009, rafforza il profilo internazionale dell'attuale dirigenza angolana, anche alla luce dei buoni risultati dell'economia nazionale. La crescita del Prodotto Interno Lordo è del 15-16% l'anno e le industrie straniere fanno a gara per investire nel Paese. Luanda si prepara quindi a giocare un ruolo di alto profilo in Africa australe, contendendo il primato regionale al Sudafrica, la cui immagine è uscita appannata dalla recente ondata xenofoba contro gli immigrati africani (vedi Fides 20/5/2008) e dalle critiche per la posizione “morbida” nei confronti del regime di Mugabe nello Zimbabwe.
La crisi dello Zimbabwe è stato il catalizzatore di un cambiamento di tali relazioni. Oltre alle considerazioni sopra riportate, il cambiamento deriva dalla debolezza del Presidente sudafricano Thabo Mbeki, i cui tentativi per trovare una soluzione alla crisi nello Zimbabwe si sono rivelati finora inefficaci, e la cui leadership è messa in crisi dopo la vittoria del suo rivale, Jacob Zuma, alla guida del suo partito, l'African National Congress.
Il Presidente angolano Dos Santos, dopo il voto legislativo, ha invece un ampio margine di manovra, anche grazie ai legami dell'Angola con i Paesi di lingua portoghese, in particolare con il Brasile, un gigante economico sempre più presente in Africa. Dos Santos inoltre ha rafforzato l'alleanza con il Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, e ha recentemente costituito una Commissione permanente con la RDC per regolamentare lo sfruttamento di petrolio off-shore. I giacimenti in alto mare congolesi e angolani (nell'enclave di Cabinda) sono infatti adiacenti.
Da questa posizione di forza Dos Santos sta esercitando pressioni per la risoluzione della crisi dello Zimbabwe. Sudafrica e Angola sembrano comunque convergere nello spingere Morgan Tsvangirai, il leader del MDC (Movimento per il Cambiamento Democratico, il principale partito d'opposizione), a giungere ad un accordo di condivisione del potere con l'84enne Mugabe. A questo fine, Mbeki si è recato ad Harare, capitale dello Zimbabwe, per mediare tra i due contendenti. Lo scorso 29 agosto, Mugabe, Tsvangirai e Arthur Mutambara (leader di una fazione dissidente del MDC) si erano incontrati con Mbeki a Pretoria, in Sudafrica. In quella occasione si era raggiunto un accordo di principio per un governo di unità nazionale con Mugabe Presidente e Tsvangirai Premier. Ma vi sono stati dei disaccordi sui poteri. Per l'opposizione quelli di Mugabe dovevano essere poco più che formali, tesi respinta dal Presidente, in carica dal 1980. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2008 righe 36 parole 491)


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