AMERICA/GUATEMALA - I Vescovi denunciano le disposizioni repressive adottate recentemente dalla Comunità Europea e dagli Stati Uniti contro gli immigrati

venerdì, 4 luglio 2008

Guatemala (Agenzia Fides) – “In questi momenti tanto difficili per gli immigrati ed i loro familiari chiediamo a Dio che illumini le menti e i cuori dei governanti che hanno assunto posizioni antisolidali affinché offrano un trattamento umano e degno a quanti emigrano”. È quanto si legge nel comunicato diffuso dalla Pastorale di Mobilità Umana della Conferenza Episcopale del Guatemala a seguito delle decisioni prese di recente dalla Comunità Europea e dagli Stati Uniti nei confronti degli immigrati.
I Vescovi esprimono in primo luogo “solidarietà, appoggio morale e spirituale a tutti gli immigrati che soffrono in questi momenti le persecuzioni, le retate e le deportazioni negli Stati Uniti”, come a “quanti con disperazione sono sul punto di subire leggi e politiche xenofobe ed illegali che violano i diritti umani fondamentali nell’Unione Europea”. Come Chiesa, i Vescovi mostrano la loro preoccupazione per la scelta compiuta da queste nazioni a favore di “disposizioni repressive contro migliaia di clandestini”. Respingono inoltre le retate e le deportazioni di massa di guatemaltechi provenienti dagli Stati Uniti e dal Messico, perché “questi atteggiamenti di ostilità e persecuzione non risolvono minimamente la problematica migratoria; sono azioni controproducenti e disumane”.
Per i Vescovi, di fronte ad una simile situazione urgono innanzitutto “misure governative necessarie per il reinserimento dei lavoratori deportati ed un programma vero di accoglienza, attenzione ed integrazione sociale e lavorativa dei guatemaltechi deportati”.
Nel caso della proposta della “Direttiva di rimpatrio” in discussione all’Unione Europea, considerano che tale iniziativa “è eccessivamente restrittiva e non offre garanzie sufficienti per il rispetto dei diritti umani degli immigrati, dato che si stabiliscono procedimenti come la possibilità di essere trattenuti fino a 18 mesi in centri di reclusione per stranieri (senza aver commesso nessun reato)”. Allo stesso tempo, la normativa stabilisce che “una volta scoperti in clandestinità, sarà fissato un termine tra i 7 e i 30 giorni affinché abbandonino volontariamente il Paese”. Agli immigrati espulsi “sarà vietato per un periodo fino a 5 anni di rientrare legalmente nel territorio dell’Unione Europea”.
A questo proposito, i Vescovi del Guatemala lanciano un appello alla riflessione “alle nazioni che formano l’Unione Europea, agli Stati Uniti e al Messico, affinché agiscano in maniera solidale senza danni per gli immigrati che, spinti da ragioni estreme (povertà, disoccupazione, insicurezza, disastri naturali, guerra), sono usciti dalle proprie nazioni per sopravvivere e salvaguardare la loro integrità fisica”. Ugualmente chiedono agli immigrati di essere “forti davanti a tali prove e di rimanere uniti e solidali per affrontare tali avversità”. Al Governo del Guatemala viene chiesto di reagire con “scelte e politiche vere di attenzione immediata ai deportati”. Ed infine, alla Comunità Centro-americana ed al Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA) è chiesto di assumere “posizioni comuni e sostanziali di fronte alle disposizioni della Comunità Europea, affinché insieme e nel rispetto degli interessi comuni, possano incidere e richiamare alla riflessione l’Unione Europea, per mettere fine a tali atteggiamenti contro gli immigrati”. (RG) (Agenzia Fides 4/7/2008)


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