OCEANIA/NUOVA CALEDONIA - Prima e nuova evangelizzazione in Nuova Caledonia

lunedì, 19 maggio 2008

Noumea (Agenzia Fides) - In Oceania vivono circa otto milioni di cattolici. Sei milioni risiedono nelle due aree più popolate (Australia e Nuova Zelanda) mentre il resto è disseminato nelle migliaia di isole nell'Oceano Pacifico e Indiano. La storia dell'evangelizzazione di queste isole è affascinante e la Nuova Caledonia, un arcipelago a sud ovest dell'Oceano Pacifico, è una delle comunità più antiche.
Qui i missionari cattolici arrivarono negli anni intorno al 1840. All'epoca l'Oceania era divisa in tre Vicariati Apostolici e la Nuova Caledonia aveva già accolto diversi missionari Maristi. Era stato Papa Gregorio XVI, nel 1836, ad affidare il Vicariato Apostolico dell'Oceania Occidentale alla Società di Maria, considerando la forte presenza francese in quella parte dell'Oceano. Dopo una contesa con la Gran Bretagna, nel 1853 la Francia aveva annesso anche l'isola maggiore dell'arcipelago, Grand terre. Da quel momento e fino al 1897 l'isola venne usata come colonia penale. Si calcola che in trent'anni vi furono deportati più di 20 mila carcerati. La maggior parte di essi sceglierà di restare sulla colonia una volta scontata la pena.
Intanto il 23 luglio 1847 era stato creato il Vicariato Apostolico di Nouvelle Calédonie, frutto degli sforzi missionari dei primi maristi, il Vescovo Douarre, i Padri Viard e Rougeron e i fratelli laici Marmoiton e Taragnat. Le missioni si concentrarono nei territori dove i protestanti erano meno attivi, ma con l'arrivo dei deportati, dei liberi coloni francesi e dei lavoratori indocinesi e giavanesi, la società registrò un veloce cambiamento, con la nascita di una generazioni di bianchi chiamati Caldoches accanto alla popolazione autoctona, chiamata Kanaka. Entro la fine degli anni '20 del Novecento, metà della popolazione era stata battezzata dai missionari cattolici. Oltre ai protestanti esistevano minoranze di buddisti e musulmani.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la scoperta di miniere di nichel generò un'ondata di immigrati dai vicini territori francesi d'Oltremare (in particolare dalle isole di Tahiti e di Wallis Et Futuna). La Chiesa registrò in quegli anni l'ordinazione dei primi sacerdoti nativi. Nel 1967, a distanza di 120 anni, il Vicariato Apostolico di Nouvelle Calédonie veniva elevato ad Arcidiocesi di Nouméa, dal nome della capitale. Gli anni '70 e '80 furono anni difficili, segnati dalle rivolte dei Kanaka contro i Caldoches e terminati con un patto di distensione in attesa di un referendum che decida dell'indipendenza dell'isola.
Oggi la Nuova Caledonia ha una popolazione di 210 mila abitanti (110 mila cattolici). Forte è anche la presenza dei protestanti (evangelici) e di movimenti messianici che proliferano sulla base delle religioni tradizionali. Molto alto è il numero di atei e agnostici (21% della popolazione). In un simile contesto prima e seconda evangelizzazione sembrano entrambe necessarie. I problemi più immediati per i cattolici sono la carenza di comunicazioni tra le diverse comunità isolane e i sacerdoti non sempre sufficienti. Nonostante questo la pratica religiosa è particolarmente alta anche tra i giovani e le diverse realtà conoscono un'attenzione particolare per i pellegrinaggi - vissuti come momento di comunione - e per il culto eucaristico capace di attrarre molti fedeli. Nelle tribù e nei centri dove mancano sacerdoti stabili, sono frequenti le riunioni domenicali dei fedeli presiedute da un ministro indicato dalla Chiesa. Negli ultimi anni si registra un aumento dei diaconi permanenti e dei catecumeni. (A.M.) (Agenzia Fides 19/5/2008 - Righe 39; Parole 546)


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