Seul (Agenzia Fides) – Grande gioia nella Chiesa di Corea: la Santa Sede ha approvato l’apertura del Processo di Beatificazione per 124 martiri coreani. Si tratta di Paul Yun Ji-Chung e 123 martiri compagni, che furono torturati e uccisi in odium fidei nel 1791, agli albori dell’introduzione del cristianesimo in Corea.
Lo ha comunicato all’Agenzia Fides la Commissione Episcopale per la Beatificazione e Canonizzazione in seno alla Conferenza Episcopale della Corea, che ha reso noto il nulla osta della Santa Sede per l’apertura del processo. La Chiesa locale aveva sottoposto lo scorso anno alla Congregazione per le Cause dei Santi la documentazione relativa ai 124 martiri coreani.
Ottenuta l’approvazione, la Commissione ha nominato un Comitato di esperti di storia, che servirà come consultore per la Congregazione. Il comitato è presieduto dal prof. Andrea Kim Jin-so Direttore del Centro di Ricerca Storica di Honam, in Corea, che riporterà particolari sugli episodi del martirio.
Nel 1791 Paul Yun Ji-Chung, membro di una famiglia nobile coreana convertitosi al cristianesimo, alla morte della madre si rifiutò di seppellirla secondo il rito tradizionale e del Confucianesimo, che permeava la società coreana. Il fatto portò a un’indagine delle autorità, seguita da una persecuzione su larga scala dei cristiani, chiamata persecuzione di Sin-hae. Paul Yun Ji-Chung divenne il primo martire coreano proveniente da famiglia di alto grado sociale, e con lui molti altri nobili vennero esiliati o uccisi. Il Governo annunciò formalmente che il cristianesimo, introdotto nel paese nel 1784, era considerato un “culto malvagio” che distruggeva le relazioni umane e l’ordine morale tradizionale.
La comunità cattolica di Corea sopravvisse nella clandestinità, fino al 1895, quando ottenne libertà di fede, ma in un secolo subì altre quattro grandi persecuzioni: quella di Shinyu nel 1801 (103 martiri morti nell’occasione sono stati canonizzati dal Santo Padre nel 1984); di Gyhae, nel 1839; la persecuzione di Byung-o nel 1846 e quella di Byung-In nel 1866. Durante questo periodo stime della Chiesa coreana parlano di circa 16.000 cristiani uccisi.
Il prof. Domenico Youn Minku, dell’Università Cattolica di Suwon e Postulatore della causa per la beatificazione dei primi martiri coreani ha detto all’Agenzia Fides: “Unico caso nella storia, in Corea la Chiesa cattolica fu introdotta spontaneamente dai Coreani stessi. La fede fu ricercata dai letterati Coreani attraverso i libri scritti in lingua cinese dai missionari europei che avevano lavorato in Cina. La comunità cristiana in Corea, cominciando con il battesimo di un coreano nel 1784, ben presto conobbe cruente persecuzioni. La fede viva e coraggiosa seppe resistere, anzi andò sempre più crescendo. Oggi la comunità è una delle più dinamiche del mondo”
(PA) (Agenzia Fides 5/12/2003 lines 41 words 448)