AFRICA/NIGERIA - Una Commissione d'inchiesta per il petrolio nigeriano, mentre la guerriglia del Delta rivendica nuovi attacchi al settore

mercoledì, 23 aprile 2008

Abuja (Agenzia Fides)- La Camera Bassa del Parlamento nigeriano ha costituito una Commissione d'inchiesta di 26 membri per indagare sulle attività della Nigeria National Petroleum Corporation (NNPC) e del Department of Petroleum Resources, i due enti nazionali che controllano il settore petrolifero del Paese.
La mozione che ha portato alla formazione della Commissione d'inchiesta mira a verificare le attività della NNPC e delle sue sussidiarie dal 1999 (anno del ritorno della democrazia) al 2008 con lo scopo di “scoprire le cause dell'apparente corruzione, delle pratiche disoneste e dei furti che hanno permeato tutti gli aspetti delle operazioni nel settore, in modo da smascherare i colpevoli di questi crimini economici contro la nazione”. Il Presidente della Commissione d'inchiesta, Igo Aguma, ha dichiarato che “non sappiamo quanto petrolio produciamo, quanto ne esportiamo, non conosciamo neanche le entrate che otteniamo”.
Il petrolio è la principale fonte di introito della Nigeria ma è anche una maledizione a causa delle malversazioni, delle guerre e dei danni ecologici provocati dal settore petrolifero: dal 1960 ad oggi circa 400 miliardi di dollari di introiti petroliferi sono spariti dalle casse dello Stato (vedi Fides 4/9/2007). Nel 2007 il governo nigeriano ha varato la ristrutturazione della Nigeria National Petroleum Corporation, che prevede la sua suddivisione in 5 enti diversi, comprendenti una compagnia incaricata dello sfruttamento dei giacimenti nazionali, una società incaricata della distribuzione dei carburanti raffinati e una società finanziaria e di servizi petroliferi (vedi Fides 4/9/2007).
Il rialzo del prezzo del petrolio sui mercati mondiali è attribuito anche alla tensioni nel Delta del Niger, dove sono concentrate le risorse di greggio nigeriane. I ribelli del MEND hanno proclamato un'offensiva contro le multinazionali petrolifere operanti nell'area, in una lettera inviata al Presidente degli Stati Uniti. Nella missiva si afferma che nel Delta vi è “la falsa impressione della pace restaurata” perché non sono stati affrontati i problemi delle popolazioni locali (povertà, inquinamento) alcuni dei quali derivanti dalle attività delle industrie petrolifere. Una di queste ha dichiarato di ridurre la produzione di 169mila barili al giorno, a causa degli attacchi dei ribelli.
Il settore inoltre necessita di forti investimenti stranieri se vuole mantenere gli attuali livelli produttivi. Secondo un rapporto del governo nigeriano, il Paese rischia di perdere un terzo della produzione entro il 2015 a meno che non si proceda al più presto a varare delle “joint venture” con investitori internazionali. Queste informazioni alimentano la speculazioni sui mercati internazionali facendo salire il prezzo dei prodotti petroliferi. Il paradosso è che la stessa Nigeria ne fa le spese, perché, avendo una limitata infrastruttura di raffinazione, è costretta a importare carburanti raffinati per un valore di 4 miliardi di dollari all'anno. (L.M.) (Agenzia Fides 23/4/2008 righe 34 parole 442)


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