AFRICA/ZIMBABWE - Vertice ONU/Unione Africana: divergenze tra Stati occidentali e africani sullo Zimbabwe

giovedì, 17 aprile 2008

Harare (Agenzia Fides)- Si accentuano le pressioni diplomatiche da parte dei Paesi occidentali nei confronti del regime di Mugabe. Approfittando della riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul tema della cooperazione tra ONU e Unione Africana sulle questioni di sicurezza, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia hanno elevato forti critiche nei confronti di Mugabe, denunciando le violenze commesse nei confronti degli oppositori e le frodi elettorali nelle elezioni del 29 marzo, delle quali non sono stati ancora pubblicati i risultati.
Tra gli interventi più duri vi è quello del Primo Ministro britannico, Gordon Brown: “Nessuno crede, avendo visto i risultati dei seggi, che il Presidente Mugabe abbia vinto le elezioni. Un voto rubato non sarebbe democratico”. Gli ha fatto eco Rama Yade, Segretaria di Stato francese per i diritti umani, che ha chiesto che il “popolo dello Zimbabwe non venga privato della sua vittoria, che è la vittoria della democrazia”. Il rappresentante statunitense all'ONU, Zalmay Khalilzad, ha espresso la “grave preoccupazione” di Washington per “l'aumento delle violenze politiche commesse dalle forze di sicurezza e dalle milizie del partito al potere”. Le sue dichiarazioni sono state rafforzate da quelle dell'Ambasciatore statunitense in Zimbabwe, James McGee, che ha denunciato che i rappresentanti dell'opposizione che vivono in zone rurali sono vittime di violenze, di rapimenti e di omicidi. Khalizad ha proposto di inviare nello Zimbabwe una missione congiunta ONU-Unione Africana per appoggiare gli sforzi dei Paesi dell'Africa australe per risolvere la crisi.
Il Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ha sottolineato che nella crisi dello Zimbabwe “potrebbe essere in gioco la credibilità del processo democratico in Africa”, ricordando che “la comunità internazionale continua ad osservare e ad attendere un'azione decisiva”. Ban Ki-moon ha poi ribadito che nel caso si dovesse svolgere un secondo turno elettorale, è indispensabile la presenza di osservatori internazionali.
Anche la Commissione Europea ha chiesto da Bruxelles la pubblicazione immediata dell'esito delle elezioni presidenziali del 29 marzo.
Il meeting tenutosi al Palazzo di Vetro di New York ha messo in evidenza. ancora una volta, la differenza di posizioni sulla questione dello Zimbabwe tra i Paesi occidentali e la maggior parte di quelli africani. L'incontro, presieduto dal Sudafrica (Presidente di turno del Consiglio di Sicurezza), non aveva in agenda la crisi nel Paese africano, ma i Paesi occidentali erano decisi a dibattere la questione. Il Presidente sudafricano, Thabo Mbeki, ha cercato di ribattere che la Comunità di Sviluppo dell'Africa del sud (SADC) è in grado di risolvere la situazione senza l'intervento di altri. Ma l'occidente ha più volte espresso riserve sulla posizione conciliante adottata dalla maggior parte dei membri della SADC. Nel suo intervento il Presidente sudafricano ha evitato di parlare dello Zimbabwe ed ha invece sottolineato la necessità di migliorare la collaborazione tra il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e l'Unione Africana sulle questioni di peacekeeping. In una dichiarazione alla stampa Mbeki ha ribadito che la via per risolvere la crisi è quella di continuare a parlare con Mugabe e con l'opposizione. (L.M.) (Agenzia Fides 17/4/2008 righe 36 parole 496)


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