EUROPA - Il “modello unico” e la manipolazione della realtà

martedì, 1 aprile 2008

Roma (Agenzia Fides) - Un’ipotesi inquietante serpeggia all’interno della cultura laicista europea. Per alcuni è una prospettiva, più che un’ipotesi. E’ quella del cosiddetto “modello unico”. Sulla scia della cultura post-femminista, che nega la differenza sessuale e che ha indotto a modificare perfino il linguaggio delle istituzioni internazionali e comunitarie, per adeguarlo alle esigenze del “genere”, si propone il modello dell’uomo bisessuale. Si sottrae, così, al sesso, il suo fine, che è la riproduzione tra un uomo e una donna fatta con amore, per introdurre una “novità” nel panorama antropologico occidentale: la negazione della differenza tra i sessi.
La teoria - che è illustrata ai più alti livelli della scienza medica italiana, ora anche candidati di rilievo alle prossime elezioni politiche - trova anche le sue spiegazioni pseudo-scientifiche, costituite dal fatto che gli organi della riproduzione si sarebbero atrofizzati, perché l’uomo, che avrebbe perso in sessant’anni il 50% della virilità dei suoi spermatozoi, produce meno androgeni, non dovendo lottare come una volta per la sopravvivenza e la donna, che ha nuovi ruoli, produce meno estrogeni e diventa più simile al maschio. In più, si dice, fecondazione assistita e clonazione terapeutica sono talmente diffuse e talmente si diffonderanno ancora, che si è anche trovato il modo bio-tecnologico di riprodurre, senza far ricorso a quella pratica un po’ logora e obsoleta nella società occidentale che consente ancora di mettere al mondo degli esseri umani. Del resto, l’Europa è un esempio da questo punto di vista. Quando, per anni, si praticano politiche che favoriscono la denatalità, paventando una questione demografica che non è mai esistita, si lascia libertà di circolazione a visioni che nulla hanno a che fare con la scienza, avendo solo l’obiettivo di manipolare la realtà.
Questa visione, che affascina coloro che conducono le campagne antinataliste (“non procreate come bestie” hanno gridato ai quattro venti per alcuni decenni), s’infervorano ogni qual volta circolano proposte che minacciano la legge naturale, ha conseguenze devastanti rispetto alla stessa concezione di essere umano. Coloro che propagandano questo capovolgimento della storia biologica dell’uomo nell’ambiente e nella società, sottolineano che non è così importante che il sesso lo facciano una donna e un uomo, lo faranno sempre più persone dello stesso sesso. Il loro sesso sarà sempre più solo una manifestazione d’affetto e questo sarà il destino dell’umanità. Niente più figli. Niente più famiglie, quindi. Sesso per fare sesso, senza riproduzione.
C’è da chiedersi se la separazione della riproduzione dalla sessualità e dalla costituzione del nucleo familiare, possa costituire un vantaggio per la specie umana. Per l’uomo, la riproduzione non è solo un fatto biologico, evidentemente. E’ l’incontro tra due persone, che concepiscono la vita. La sua giustificazione sta in un fatto molto semplice: la continuazione della specie, che non ha futuro in un mondo che si priverebbe della possibilità di generare. C’è anche da chiedersi dove porterà questa pervicace volontà di proporre un’indifferenziazione tra il femminile e il maschile. Papa Benedetto XVI, intervenendo il 9 febbraio 2008 al Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici a vent'anni dalla "Mulieris dignitatem", ha affermato: “Quando l'uomo o la donna pretendono di essere autonomi e totalmente auto-sufficienti, rischiano di restare rinchiusi in un'auto-realizzazione che considera come conquista di libertà il superamento di ogni vincolo naturale, sociale o religioso, ma che di fatto li riduce a una solitudine opprimente”. Il Papa si è riferito a quelle “correnti culturali e politiche che cercano di eliminare, o almeno di offuscare e confondere, le differenze sessuali iscritte nella natura umana considerandole una costruzione culturale”, richiamando “il disegno di Dio che ha creato l'essere umano maschio e femmina, con un'unità e allo stesso tempo una differenza originaria e complementare. La natura umana e la dimensione culturale si integrano in un processo ampio e complesso che costituisce la formazione della propria identità, dove entrambe le dimensioni, quella femminile e quella maschile, si corrispondono e si completano”. (S.G.) (Agenzia Fides 1/4/2008; righe 45, parole 643)


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