EUROPA - Eugenetica: una questione di tutti

venerdì, 28 marzo 2008

Roma (Agenzia Fides) - Una timida apertura nei confronti della scienza e della verità. Così si può definire la recente risposta della Commissione dell’Unione Europea all’interrogazione proposta dall’intergruppo bioetica del Parlamento europeo. Quest’ultimo chiedeva la moratoria sugli embrioni umani, dopo la scoperta, nel novembre scorso, da parte delle équipe giapponese e americana sulle cellule embrionali adulte, che non occorre creare embrioni “ad hoc” o utilizzare quelli in soprannumero come fonte di preziose cellule pluripotenti, capaci di trasformarsi nei 220 tipi cellulari che compongono il corpo umano. Le cellule staminali adulte, cioè quelle cellule, ancora indifferenziate o rese indifferenziate, che si trovano nell’organismo già formato, possono essere prelevate senza rischi per il soggetto donatore e sono potenzialmente in grado di trasformarsi in qualunque cellula specializzata, così da riparare i tessuti e gli organi eventualmente danneggiati. La nuova scoperta risolve la questione del rigetto da parte del paziente, perché le cellule sono ricavate dai suoi stessi tessuti, e promette enormi progressi in campo farmacologico.
Per esempio la Commissione europea ha dichiarato di “essere a conoscenza delle recenti scoperte scientifiche”. Ed è già tanto, a ben guardare. Ha anche aggiunto che le nuove scoperte non risultano ancora efficaci come la sperimentazione sugli embrioni, concludendo così: “E’ ancora troppo presto per poter utilizzare tali scoperte ai fini delle cure e delle terapie. Riteniamo pertanto fondamentale proseguire le ricerche su tutti i tipi di cellule”. Al fine di dimostrare che le sperimentazioni sugli embrioni sono così efficaci da meritare anche investimenti privati, nel suo documento la Commissione cita “partnership pubblico-private” tra governo inglese e tre grandi industrie farmaceutiche. C’è da dire che gli interessi in gioco sulla ricerca sulle staminali embrionali sono enormi.
Il Programma quadro di ricerca europeo per il periodo 2007-2013 prevede investimenti pari a circa 51 miliardi di euro: pur escludendo di finanziare attività di ricerca che direttamente implichino la distruzione di embrioni, “non impedisce alla Comunità di finanziare stadi successivi che coinvolgano cellule staminali embrionali umane”. Quindi, sono previsti finanziamenti comunitari per quei laboratori che, acquistate in Corea o in Australia linee di staminali embrionali già prodotte, sviluppino su queste la loro attività. Un’ambiguità che vale danaro a non finire. L’obiettivo di quel programma quadro è evidentemente economico: ritrattava, quando è stato approvato, di non perdere la “gara” con gli altri continenti. Per una ricerca, quella che persegue il mito della clonazione terapeutica, che dopo oltre dieci anni, in nessuna parte del mondo ha mai prodotto cellule staminali embrionali. Tanto denaro e zero risultati. Oggi, le nuove scoperte, imporrebbero la riconversione immediata di questo tipo di ricerca. I laboratori si dovrebbero riorganizzare, come ad esempio, si sta verificando in Giappone, dove, a due settimane dalla pubblicazione della scoperta, sono stati finanziati in maniera cospicua gli studi sulla riprogrammazione delle cellule adulte e sono ora centinaia i laboratori che stanno lavorando al perfezionamento della ricerca.
I Governi delle nazioni dovrebbero prendere atto di una scoperta che rivoluziona l’intero sistema della ricerca scientifica del pianeta e costituisce, questa è la verità, un vero e proprio pericolo per coloro che hanno perseguito la strada della clonazione, riproduttiva o terapeutica poco importa, che sono la stessa cosa finché non si produce l’embrione. La verità è che si è vissuti per anni, e si vive ancora, con l’utopia di fare l’uomo. L’eugenetica ha proposto e propone un orizzonte che si è dimostrato anti-scientifico e nefasto, solo se si pensi all’orientamento che sembra favorevole del governo inglese sulla creazione di embrioni uomo-animale. Chi persegue quest’obiettivo, è costretto, visti i risultati fino ad ora nulli, dall’incalzare di quella parte della scienza che si è resa consapevole che ci possono essere strade scientifiche, appunto, che non minacciano la vita, ad agire con grande fretta. Il dubbio di aver intrapreso e propagandato una strada fallimentare, viene rimosso, se esiste. Le istituzioni e i Governi sembrano non assecondare un processo che, grazie alle nuove scoperte, potrebbe mettere oggettivamente in crisi equilibri ed interessi consolidati e posizioni ideologiche precostituite, che condizionano l’approccio critico alla conoscenza.
L’eugenetica è ormai una questione di tutti, e risulta inconcepibile la sua assenza dal dibattito politico, anche in nazioni come l’Italia, dal momento che questo tema deve essere centrale nella cultura dei popoli: si tratta di una questione di civiltà, di oggi e di domani. E’ fuori luogo pensare di delegare tutta questa delicata materia solamente ai cattolici, bollati sempre come contrari allo sviluppo scientifico, alla ricerca, al progresso della scienza, con l’intento di marginalizzare il pensiero cattolico da parte di chi vive di politica, vive ed opera con il denaro dei contribuenti, compresi quelli cattolici. I cattolici non sono una minoranza e non sono disponibili a superare quei confini che considerano limiti invalicabili. Il Magistero del Santo Padre è quanto mai chiaro: “certamente la Chiesa apprezza e incoraggia il progresso delle scienze biomediche che aprono prospettive terapeutiche finora sconosciute… ma nel contempo essa sente il dovere di illuminare le coscienze di tutti, affinché il progresso scientifico sia veramente rispettoso di ogni essere umano, a cui va riconosciuta la dignità di persona, essendo creato ad immagine di Dio”. (Benedetto XVI, 31 gennaio 2008, udienza alla Sessione Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede).
Se nell’intero pianeta il dibattito acceso è vasto, e coinvolge ampiamente il mondo missionario anche nelle sue strutture scientifiche e di ricerca, alcune delle quali all’avanguardia, in nazioni come l’Italia, dove la presenza cattolica è realtà di maggioranza, si è ancora in attesa a una risposta chiara sulla questione eugenetica da parte del mondo politico. E’ troppo facile fare dichiarazioni generiche di “essere cattolici” senza prendere posizioni chiare, definite, su argomenti di grande importanza come l’eugenetica, al fine di allargare il dibattito anche a quanti hanno posizioni diverse da quelle cattoliche, ma intendono comunque confrontarsi nella verità e nell’autentico spirito di servizio alla nazione e all’umanità. (S.G.) (Agenzia Fides 28/3/2008; righe 69, parole 975)


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