VATICANO - Il Papa nella Domenica delle Palme: “Insieme ai giovani di tutto il mondo andiamo incontro a Gesù. Da Lui lasciamoci guidare verso Dio, per imparare da Dio stesso il retto modo di essere uomini… diventiamo anche noi con Lui e a partire da Lui messaggeri della sua pace”

lunedì, 17 marzo 2008

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto in piazza San Pietro la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, domenica 16 marzo. Dopo la benedizione delle palme e degli ulivi ai piedi dell’obelisco, si è snodata la processione verso il sagrato della Basilica, dove il Papa ha celebrato la Santa Messa. Alla celebrazione hanno preso parte, in occasione della ricorrenza diocesana della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, numerosi giovani di Roma e di altre Diocesi d’Italia e del mondo.
“Durante l’ingresso a Gerusalemme, la gente rende omaggio a Gesù come figlio di Davide” ha ricordato il Papa nell’omelia, “poi Egli arriva al tempio. Ma là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, Egli trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera… I mercanti agivano in modo corretto secondo l’ordinamento vigente, ma l’ordinamento stesso era corrotto… Contro l’ordine interpretato male Gesù, con il suo gesto profetico, difende l’ordine vero che si trova nella Legge e nei Profeti.”
Il Santo Padre ha proseguito: “Tutto ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire da essa anche i ‘pagani’, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede? Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario?”
La purificazione del tempio è comunque molto di più che una lotta agli abusi, segna “una nuova ora della storia”, ha spiegato Benedetto XVI. “Al posto dei sacrifici cruenti e delle offerte di vivande subentra il corpo di Cristo, subentra Lui stesso. Solo ‘l’amore sino alla fine’, solo l’amore che per gli uomini si dona totalmente a Dio, è il vero culto, il vero sacrificio. Adorare in spirito e verità significa adorare in comunione con Colui che è la verità; adorare nella comunione col suo Corpo, nel quale lo Spirito Santo ci riunisce.”
Commentando le parole di Gesù sulla purificazione del tempio, come ci sono state tramandate dall’evangelista Giovanni - "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2, 18s) - il Pontefice ha detto: “Non è Gesù che distrugge il tempio; esso viene abbandonato alla distruzione dall’atteggiamento di coloro che, da luogo d’incontro di tutti i popoli con Dio, l’hanno trasformato in una ‘spelonca di ladri’, in un luogo dei loro affari. Ma, come sempre a partire dalla caduta di Adamo, il fallimento degli uomini diventa l’occasione per un impegno ancora più grande dell’amore di Dio nei nostri confronti. L’ora del tempio di pietra, l’ora dei sacrifici di animali era superata: il fatto che ora il Signore scacci fuori i mercanti non solo impedisce un abuso, ma indica il nuovo agire di Dio. Si forma il nuovo Tempio: Gesù Cristo stesso, nel quale l’amore di Dio si china sugli uomini. Egli, nella sua vita, è il Tempio nuovo e vivente. Egli, che è passato attraverso la Croce ed è risorto, è lo spazio vivente di spirito e vita, nel quale si realizza la giusta adorazione. Così la purificazione del tempio, come culmine dell’ingresso solenne di Gesù in Gerusalemme, è insieme il segno della incombente rovina dell’edificio e della promessa del nuovo Tempio; promessa del regno della riconciliazione e dell’amore che, nella comunione con Cristo, viene instaurato oltre ogni frontiera.”
Il Papa si è quindi soffermato su altri due avvenimenti, dopo la purificazione del tempio: la guarigione di ciechi e storpi da parte di Gesù e l’acclamazione dei fanciulli nel tempio, così come era avvenuta all’ingresso della città. “Al commercio di animali e agli affari col denaro Gesù contrappone la sua bontà risanatrice - ha spiegato il Pontefice -. Essa è la vera purificazione del tempio. Egli non viene come distruttore; non viene con la spada del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione. Si dedica a coloro che a causa della loro infermità vengono spinti agli estremi della loro vita e al margine della società. Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il potere dell’amore. E così dice a noi che cosa per sempre farà parte del giusto culto di Dio: il guarire, il servire, la bontà che risana. E ci sono poi i fanciulli che rendono omaggio a Gesù… Per incontrare Dio bisogna divenire capaci di vedere col cuore. Dobbiamo imparare a vedere con un cuore giovane, che non è ostacolato da pregiudizi e non è abbagliato da interessi. Così, nei piccoli che con un simile cuore libero ed aperto riconoscono Lui, la Chiesa ha visto l’immagine dei credenti di tutti i tempi, la propria immagine.”
Concludendo l’omelia, il Santo Padre ha rivolto questa esortazione ai giovani: “Cari amici, in questa ora ci associamo alla processione dei giovani di allora - una processione che attraversa l’intera storia. Insieme ai giovani di tutto il mondo andiamo incontro a Gesù. Da Lui lasciamoci guidare verso Dio, per imparare da Dio stesso il retto modo di essere uomini. Con Lui ringraziamo Dio, perché con Gesù, il Figlio di Davide, ci ha donato uno spazio di pace e di riconciliazione che abbraccia il mondo. PreghiamoLo, affinché diventiamo anche noi con Lui e a partire da Lui messaggeri della sua pace, affinché in noi ed intorno a noi cresca il suo Regno. Amen.” (S.L.) (Agenzia Fides 17/3/2008; righe 62, parole 954)


Condividi: