EUROPA - La cultura europea in questo momento offre tutto, tranne buoni motivi per vivere

venerdì, 14 marzo 2008

Roma (Agenzia Fides) - Il connotato del Pontificato di Benedetto XVI è rivolto all’essenziale. Alla vita e alla morte. Al Vangelo. I richiami del Papa - sempre così sobri - al rispetto della vita, della dignità della persona umana, dal suo concepimento alla morte naturale, sono rivolti ad una società europea che mostra di aver smarrito le sue radici giudaico-cristiane. Del resto, questo è accaduto anche dal punto di vista formale, con l’approvazione della Costituzione europea, che nega ai popoli d’Europa il riconoscimento della loro profonda e antica identità.
Nessuna meraviglia, quindi, può destare il fatto che il Ministro della Salute britannico emani una direttiva che fa obbligo ai bambini di quattro anni di comprendere che padre e madre possano essere dello stesso sesso o che l’Università di Oxford rediga una versione del Nuovo Testamento in cui Gesù Cristo si deve rivolgere al Padre, chiamandolo anche Madre. Si sancisce, così, l’omologazione tra i sessi e si fa omaggio a quell’ideologia di genere - fortissimamente decantata e voluta da tutte le organizzazioni internazionali, prima fra tutte l’ONU - che impone politiche antinataliste, uso dell’aborto come sistema contraccettivo, pratiche di sterilizzazione (anche forzata) delle donne, sotto l’egida della cosiddetta salute riproduttiva.
In Spagna, dopo la concessione del matrimonio tra omosessuali e la possibilità di far crescere bambini con persone dello stesso sesso, dopo il divorzio breve, vengono snellite le pratiche per il cambiamento di sesso e si è svolta una campagna elettorale dove una parte ha messo in discussione la famiglia come luogo dove si afferma il bene comune. Sembra quasi di assistere ad una sorta di globalizzazione di un modello “radicale” proposto alle società contemporanee, antitetico ai principi del Vangelo. Anche in Italia alcuni dei programmi politici prevedono l’introduzione accelerata della pillola RU486, che consente l’aborto chimico, responsabile della morte accertata di sedici donne nel mondo e del testamento biologico, usbergo dell’eutanasia, introdotta in molti paesi europei. Si candidano, insieme ai cattolici, esponenti di una formazione politica che, con il divorzio e l’aborto, ha da un lato introdotto culturalmente nel paese la deresponsabilizzazione rispetto al vincolo del matrimonio, dall’altro ha negato la cultura della vita. Per anni, definendo l’embrione un “grumo di cellule”, hanno condotto campagne per la ricerca scientifica a favore delle cellule staminali embrionali, salvo poi tacere di fronte alla scoperta delle equipes mediche giapponese e nipponica sulle cellule staminali adulte che impone la riconversione degli studi sugli embrioni umani, che non hanno prodotto nessun risultato in nessuna parte del mondo e che rappresentano, soprattutto con l’enorme quantità di denaro messo a disposizione (si pensi agli stanziamenti dell’Unione europea), il viatico per il raggiungimento del vero obiettivo dell’eugenetica: la clonazione umana.
Giovanni Paolo II, nel suo libro “Memoria e Identità”, parlando dei due periodi del secolo scorso che più hanno segnato la storia dell’umanità, il nazifascismo e il comunismo, così scriveva: “Più tardi, ormai a guerra finita, pensavo tra me: il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Si vede che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza a una simile follia. (…) Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci un senso in tutto questo. (…) Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile, in quanto crea occasioni per il bene. Non ha forse Goethe qualificato il diavolo come ‘una parte di quella forza,/ che vuole sempre il male e opera sempre il bene?”. Quest’interrogativo di Giovanni Paolo II appartiene anche al tempo che viviamo, dove è messa in crisi la stessa concezione di essere umano. Di recente, Don Pascual Chávez Villanueva, Rettore Maggiore dei Salesiani, ha detto all’Agenzia Fides: “la cultura europea, in questo momento, offre tutto, tranne motivi per vivere”. Sovvertire quest’ordine delle cose, agendo controcorrente, esige una priorità: l’evangelizzazione del continente europeo. (S.G.) (Agenzia Fides 14/3/2008; righe 46, parole 674)


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