AMERICA/CUBA - Ricostruzione di chiese, creazione di centri missionari e di comunità, aumento delle vocazioni, sviluppo del lavoro della Caritas: alcuni frutti dopo la visita di Giovanni Paolo II

venerdì, 22 febbraio 2008

L'Avana (Agenzia Fides) - Il Cardinale Jaime Ortega, Arcivescovo de L'Avana (Cuba) afferma in un'intervista concessa alla rivista "Encuentro Digitale" che la visita di Giovanni Paolo II a Cuba è stata "un nuovo punto di partenza nel cammino di fede dei cubani". Secondo quanto afferma il Cardinale, "la Chiesa, in quell'occasione, si presentò al popolo di Cuba ed al mondo come una Chiesa viva, capace di preparare quella visita in modo accurato, di accogliere il Papa con devozione ed entusiasmo straripante, e di ricevere con gratitudine il messaggio e gli insegnamenti delle sue parole".
Inoltre la visita del Santo Padre "non è stata un passaggio fugace per la nostra storia, bensì una semina che è germinata e ha dato frutti". In effetti la Chiesa ha preso più coscienza della sua missione e da allora sono stati apprezzati alcuni frutti. Per esempio, continua il Cardinale, a Cuba non si sono potute costruire nuove chiese per molti anni, ma "da alcuni anni abbiamo riparato, o ricostruito totalmente, chiese in cattive condizioni". Anche in numerosi quartieri, zone rurali e nuovi insediamenti, dove non esisteva un luogo di culto, si sono creati centri dove si riuniscono comunità di 30, 40 o più persone, si proclama la Parola di Dio, si riflette, si stabilisce un cammino di catecumenato per chi deve ricevere i sacramenti dell'iniziazione cristiana e la catechesi per bambini ed adolescenti, si creano progressivamente vere comunità cristiane". In queste comunità qualche volta nel corso dell'anno possono realizzarsi celebrazioni del Battesimo e dell'Eucaristia "perché nell'Arcidiocesi di L'Avana ci sono più di 500 centri missionari e 210 chiese cui devono provvedere solo 100 sacerdoti, tra diocesani e religiosi". I centri missionari sono curati molte volte da missionari laici, diaconi, religiosi e religiose "e ci sforziamo perché ci siano catechisti della stessa comunità che si formino per servirli". Questa, come afferma il Cardinale, è una delle realtà ecclesiali che si sono sviluppate dopo la visita del Papa Giovanni Paolo II.
Anche il lavoro della Caritas "in programmi di attenzione e promozione degli anziani, dei malati o delle persone in stato di necessità, nei casi di emergenza per fenomeni climatologici ed in molte altre azioni, è stato organizzato e si è sviluppato notevolmente dopo la visita del Papa". Un altro frutto è stato "la progressiva comparsa di materiali stampati con un'ampia gamma di temi" che includono pubblicazioni del Centro di Bioetica Giovanni Paolo II di L'Avana, o la rivista mensile di Signis su Cinema e Mezzi di Comunicazione Sociale, oltre a numerose riviste di tutte le diocesi.
Pure le vocazioni al sacerdozio sono aumentate: "Attualmente si preparano per il sacerdozio circa ottanta giovani di tutto il paese", afferma il Cardinale. Inoltre "a L'Avana si sta costruendo un nuovo seminario nazionale, ed anche la vita religiosa femminile ha mostrato un incremento". Soprattutto, afferma l'Arcivescovo di L'Avana, si è verificata "una crescita in profondità e nella coscienza evangelizzatrice".
Rispetto alle difficoltà più gravi della Chiesa a Cuba, il Cardinale constata specialmente "la secolarizzazione, che genera soprattutto indifferenza religiosa in un paese che è stato lavorato dall'ateismo di stato". Un altro problema è la mancanza di personale e di risorse pastorali per realizzare i grandi compiti della Chiesa. Inoltre la Chiesa, continua il Cardinale, “non ha scuole né accesso abituale ai mezzi di comunicazione sociale". Preoccupa anche la Chiesa "la mancanza di impegno della gioventù attuale in tutti i campi, anche nel campo della fede".
Il Cardinale conclude l'intervista affermando che le Chiese dell'America Latina devono aiutarsi reciprocamente secondo lo spirito di Aparecida, "il grande aiuto mutuo deve essere quello della nostra solidarietà nella preghiera, nella missione, che non è altro che l'Amore cristiano convertito in vissuto abituale". (RG) (Agenzia Fides 22/2/2008; righe 43, parole 614)


Condividi: