ASIA/CINA - La Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Pechino ricorda i 100 anni dalla morte del missionario verbita San Giuseppe Freinademetz

lunedì, 28 gennaio 2008

Pechino (Agenzia Fides) - “La lingua che tutti comprendono è l'amore”. Ancora oggi tantissime comunità cattoliche cinesi ricordano l’autore di queste parole, il loro amato missionario che chiamano “padre della fortuna” ovvero “padre Fu Shen-Fu": il missionario verbita San Giuseppe Freinademetz (1852-1908), morto esattamente cento anni fa, il 28 gennaio 1908. Nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione a Pechino si è svolta il 25 gennaio una solenne Celebrazione Eucaristica seguita da una Conferenza, alla presenza dell’Ambasciatore Austriaco, Martin Sajdik, e dell’Ambasciatore Italiano, Riccardo Sessa. Centinaia di fedeli hanno partecipato all’evento commemorativo.
L’Ambasciatore Sajdik ha proclamato la parola di Dio durante l’Eucaristia celebrata da Don Matteo Zhen Xue Bin, Cancelliere diocesano, e l’Ambasciatore Sessa ha ricordato la vita e la missione del missionario verbita. Tutti hanno riconfermato il loro desiderio di seguire le orme del Santo per promuovere lo scambio culturale tra Cina ed Occidente. Sua Ecc. Sajdik, dopo aver concordato la visita con le autorità cinesi, si è recato sulla tomba di San Freinademetz a Taikia (oggi Dai Jia Zhuang), nella cittа di Ji Ning, della provincia di Shan Dong, per rendere omaggio al Santo.
San Giuseppe Freinademetz nacque il 15 aprile 1852 a Oies, un piccolo villaggio nelle Alpi dolomitiche del nord Italia, nell’Alto Adige, che in quel tempo faceva parte dell’impero austriaco. Nel 1875 venne ordinato sacerdote per la Diocesi di Bressanone. Il 27 agosto 1878 entrò a far parte della Società del Verbo Divino a Steyl, in Olanda. Nel marzo 1879 partì alla volta della Cina in compagnia del futuro Vescovo Johann Baptist Anzer. I due missionari trascorsero un primo periodo ad Hong Kong ed a Saikung. Nel 1881 fondarono la missione dello Shantung del sud, con circa 158 cristiani. P. Freinademetz restò per ben 30 anni in quella missione.
Secondo documenti storici, p. Freinademetz si recava in visita alle singole comunitа attraversando a piedi monti e colline, pur di raggiungere i paesi più sperduti e portare ai cinesi la Buona Novella. Non si lasciò mai scoraggiare da innumerevoli difficoltà, delusioni e pericoli. Il suo modo di essere missionario si ispirava a quello di Matteo Ricci: vivere tra i cinesi imparando i loro usi e costumi, parlando sempre meglio la loro lingua, vestendosi come loro e portando la treccia, con profondo rispetto del popolo cinese e grande amore per esso. I cinesi impararono presto ad amarlo, e gli diedero un nuovo nome: "Fu Shen-Fu", che significa "padre della fortuna". Si occupò particolarmente dell'istruzione dei catechisti, di promuovere corsi di formazione per sacerdoti ed anche della formazione di altri missionari Verbiti, di cui fu il superiore dal 1900.
La Cina divenne la sua nuova patria, tanto che disse: "Sono ormai più cinese che tirolese e voglio rimanere cinese anche in cielo". "Per i miei cinesi - scrisse tra l'altro - voglio vivere e morire". E così avvenne: il 28 gennaio 1908, cento anni fa, Fu Shen Fu morì essendo stato contagiato dal tifo mentre curava i suoi poveri cinesi, a Taikia, sotto la dodicesima stazione della Via Crucis. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Taikia. La tomba esiste ancora, mentre la salma fu presumibilmente riesumata e cremata ai tempi della rivoluzione culturale. Il 19 ottobre 1975, Giornata Missionaria mondiale, Freinademetz fu proclamato Beato insieme al fondatore della Società del Verbo Divino, p. Arnold Janssen. E’ stato canonizzato il 5 ottobre 2003, da Papa Giovanni Paolo II, insieme al Beato Janssen ed al Beato Daniele Comboni. La sua tomba è sempre stata punto di riferimento e di pellegrinaggio per i cristiani cinesi. (NZ) (Agenzia Fides 28/1/2008 - righe 40, parole 589)


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