AMERICA/CUBA - Concluso l’incontro dei sacerdoti dell’OCSHA: 103 sacerdoti spagnoli missionari in 20 paesi dell’America Latina

martedì, 22 gennaio 2008

L'Avana (Agenzia Fides) - La settimana scorsa, nella Casa sacerdotale San Juan María Vianney de L’Avana, ha avuto luogo l’incontro dei sacerdoti dell’OCSHA (Opera di Cooperazione sacerdotale Ispanico-americana). Vi hanno partecipato 103 sacerdoti spagnoli che lavorano come missionari in 20 paesi dell'America Latina. Molti di loro svolgono la loro opera in quei territori da più di cinquant’anni. L’incontro è stato inaugurato dal Presidente della Commissione Episcopale delle Missioni e della Cooperazione tra le Chiese, Sua Ecc. Mons. Ramón del Hoyo, accompagnato dal Segretario della stessa Commissione, don Anastasio Gil, e dal Presidente della ONG “Misión America”, Juan Robles.
All’atto inaugurale ha preso parte anche il Cardinale Jaime Ortega Alamino, Arcivescovo de L’Avana, che nel saluto di benvenuto ha ricordato che i primi evangelizzatori di Cuba furono spagnoli. In seguito la fede è andata consolidandosi fino al punto da avere oggi, nell’isola, 11 Diocesi che godono di una certa vitalità, nonostante molta gente sia emigrata altrove.
La prima relazione è stata affidata a Mons. José Félix Pérez Riera, Segretario aggiunto della Conferenza Episcopale Cubana, il quale ha offerto un excursus della Chiesa cubana dagli anni ‘50 fino ad oggi. Tra i dati significativi emersi dalla sua relazione, la Rivoluzione nazionalista del 1959 e la relativa Dichiarazione marxista-leninista del 1961, l'espulsione di 161 sacerdoti e la costrizione della Chiesa alla clandestinità. La Chiesa cubana ha tuttavia continuato il suo cammino gradualmente, con prudenza e tenacia. “A partire dagli anni ’80, sono stati elaborati una serie di piani pastorali, con specifici itinerari di lavoro pastorale, messi in pratica da sacerdoti, religiosi e religiose di altre Chiese giunti nell’isola come missionari”. È il caso dei circa di 20 sacerdoti diocesani spagnoli che attualmente sono incorporati in maniera stabile nella pastorale ordinaria della Chiesa cubana.
Secondo Mons. Pérez Riera, la visita che il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha compiuto a Cuba nel 1989 è stata “un momento di crescita che ha comportato, negli anni successivi, l’incremento di sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati in processi di formazione”. L’impossibilità di costruire chiese ha fatto sì che le comunità cristiane fossero accolte nelle case private,“dove diventa possibile svolgere un triplice lavoro ecclesiale: la celebrazione della fede, la formazione dei fedeli e lo scambio di beni a sostegno dei bisognosi”. Mons. Pérez Riera ha ricordato, inoltre, che nel mese di febbraio la Chiesa di Cuba riceverà la visita del Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, per commemorare i dieci anni della visita di Giovanni Paolo II.
La seconda relazione aveva per tema la situazione della Chiesa in Spagna ed è stata tenuta da Mons. Ramón del Hoyo, il quale ha offerto una visione dei principali fatti ecclesiali che stanno segnando la pastorale della Chiesa spagnola. Tra le principali preoccupazioni manifestate da Mons. Ramón del Hoyo vi è la debolezza della fede in alcuni settori della società e la diminuzione delle vocazioni missionarie. Il Presule ha ricordato anche il grande interesse suscitato dall’incontro delle famiglie cristiane lo scorso 30 dicembre.
Nel corso dell’incontro, i missionari si sono anche riuniti per Paesi di destinazione per riflettere insieme su alcuni obiettivi principali e scambiarsi informazioni reciproche sulla situazione sociale religiosa dei paesi in cui lavorano. I contenuti delle discussioni serviranno per redigere un piano di orientamento per le azioni missionarie promosse dall’OCSHA. L’incontro si è concluso con la Concelebrazione dell’Eucaristia presieduta dal Cardinale de L'Avana, Mons. Jaime Ortega. (RG) (Agenzia Fides 22/1/2008; righe 41, parole 560)


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