ASIA/INDIA - In Orissa si temono nuove esplosioni di violenza anticristiana

lunedì, 21 gennaio 2008

New Delhi (Agenzia Fides) - I cristiani in Orissa temono nuove esplosioni di violenza. Le notizie che circolano nelle comunità cattoliche dello stato dell’India Nordorientale - balzato agli onori della cronaca per le violenze su vasta scala contro i cristiani nei giorni del Natale 2007 - non sono confortanti, secondo quanto riferiscono a Fides fonti locali.
Il recente rapporto della Commissione Nazionale sulle Minoranze Religiose (organo statale della Federazione indiana, di natura non confessionale), ha confermato che la violenza del dicembre scorso è stata “premeditata e organizzata”, e che episodi di tal sorta potrebbero accadere ancora. Preoccupa, nota il Rapporto, che sebbene le violenze fossero state preannunciate con minacce e intimidazioni, nulla è stato fatto per prevenire e proteggere i cittadini indiani di fede cristiana, che hanno vissuto giornate di terrore e hanno visto i propri luoghi di culto e le proprie case incendiate e devastate.
“Odio e divisione sono la bandiera ideologica di alcuni gruppi di estremisti che incitano ala morte e alla distruzione, diffondendo stereotipi e spargendo violenza. Dove è finita l’India laica, democratica, pluralista, che tratta tutti cittadini allo stesso modo per portare libertà e giustizia al popolo?”, dice una fonte di Fides, notando che finora nessuno è stato arrestato o incriminato per le violenza perpetrate il mese scorso. “Occorre una svolta che metta fine alla violenza organizzata in Orissa”, prosegue la fonte.
Dopo gli attacchi avvenuti dal 23 al 28 dicembre 2007 nel distretto di Kandhamal (Orissa centrale) i Vescovi indiani hanno sollevato la questione a diversi livelli. Una delegazione della Conferenza Episcopale ha incontrato il Presidente dell’India Shrimati Pratibha Patil e gli ha consegnato un memorandum, chiedendo il rispetto dei diritti civili. L'Arcivescovo di Buhubaneshwar, capitale dell’Orissa, Mons. Raphael Cheenath ha chiesto a tutti di aiutare le vittime della violenza, che sta originando uno “tsunami umano”, secondo quanto ha denunciato il Cardinale Telesphore Toppo, Arcivescovo di Ranchi e Presidente della Conferenza Episcopale dell’India.
La situazione è aggravata dal fatto che alle organizzazioni umanitarie, come la Caritas o altre, è tuttora impedito di visitare le aree distrutte, mentre sono oltre 3.000 i cristiani dei diversi villaggi del distretto che vivono in campi profughi.
Nel complesso le chiese distrutte e incendiate (fra le quali numerose cattoliche) sono state 71, le case di cittadini cristiani oltre 500, e oltre 100 fra beni e proprietà. (PA) (Agenzia Fides 21/1/2008 righe 35 parole 368)


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