ASIA/SRI LANKA - Interrotta la tregua, si intensifica il conflitto, aumentano gli sfollati

mercoledì, 16 gennaio 2008

Colombo (Agenzia Fides) - Il 2008 si preannuncia, purtroppo, come un anno di sofferenza per lo Sri Lnaka. All’inizio dell’anno il governo ha annunciato per metà gennaio l’interruzione ufficiale della tregua: il conflitto si è intensificato e anche il dramma dei profughi assume proporzioni sempre più vaste. Oggi, 16 gennaio - primo giorno dopo che il cessate il fuoco fra le parti è ufficialmente terminato - due attentati, attribuiti alle tigri tamil, hanno sconvolto il Sud dello Sri Lanka: una bomba è esplosa a Buttala, nel Sudest del paese, uccidendo almeno 24 persone e ferendone altre 67. L’ordigno ha colpito un autobus che trasportava civili, tra i quali molti bambini. Una seconda esplosione ha preso di mira un veicolo dell'esercito, ferendo tre soldati. Da quando, due settimane fa, Colombo ha avvertito della fine della tregua, sono oltre 300 le vittime sul fronte settentrionale. Il clima di terrore è testimoniato anche dall’attentato dinamitardo che l’8 gennaio scorso, a nord della capitale Colombo, ha ucciso il ministro dell'Edilizia D.M. Dassanayake.
La decisione del nuovo inizio delle ostilità (anche se in passato vi erano state diverse violazioni della tregua, essa era ancora in vigore) ha causato anche l’uscita di scena della Norvegia, che negli anni passati aveva assunto i ruolo di mediatore, accompagnando le parti a siglare il cessate il fuoco nel 2002.
La situazione si è aggravata e ha richiamato l’attenzione particolare del Santo Padre Benedetto XVI che, nel Discorso al Corpo diplomatico, il 7 gennaio scorso, ha citato l’isola affermando: “In Sri Lanka non è più possibile rinviare a un dopo gli sforzi decisivi per dar rimedio alle immense sofferenze causate dal conflitto in corso”.
Il governo ha deciso di incrementare le operazioni militari nel nord contro i guerriglieri del “Liberation Tigers of Tamil Eelam” per piegare la resistenza dei ribelli e per questo ha respinto l'offerta di tornare al tavolo negoziale. Nello sforzo bellico, tuttavia, i leader di Colombo hanno annunciato che nel mese di febbraio renderanno noto un nuovo piano per risolvere politicamente il conflitto, come ha riferito il portavoce dell'esecutivo, Chandrapala Liyanage. Il Presidente del paese Mahinda Rajapaksa ha ribadito di voler “garantire autonomia politica ai tamil”e “inaugurare un nuovo capitolo della storia dell'isola”.
Ma, secondo gli osservatori, il rischio è che il paese sprofondi nuovamente nella “guerra totale”, che creerà insicurezza e terrore in tutta la popolazione, deteriorando ulteriormente l’immagine internazionale e il flusso turistico, già notevolmente diminuito. La guerra su vasta scala - hanno annunciato i ribelli - è “l'unica risposta” che le Tigri possono dare alle massicce incursioni militari dell'esercito di Colombo in territorio tamil, che continuano a mietere vittime tra i ribelli.
Intanto, come informano le Nazioni Unite, gli sfollati sono oltre un milione e le organizzazioni umanitarie faticano a provvedere alle loro esigenze.
Il conflitto lanciato a partire dagli anni ‘80 dai guerrieri tamil, che chiedono l'indipendenza del nord da Colombo, era stata formalmente sospeso grazie alla mediazione della Norvegia nel 2002, quando le vittime erano già 65.000 morti. Le ripetute violazioni della tregua si sono acuite nel 2005 e da allora sono state uccise altre 5.000 persone. (PA) (Agenzia Fides 16/1/2008 righe 26 parole 268)


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