EUROPA - Emergenza Kossovo: sul posto anche i volontari dell’Operazione Colomba, della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, per contribuire ad evitare violenze

lunedì, 10 dicembre 2007

Rimini (Agenzia Fides) - Nei giorni scorsi sono partiti dall’Italia dieci volontari dell’Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che vanno a raggiungere i volontari già presenti dell’area di Pec/Peja. L’obiettivo è la creazione di una Task Force d’emergenza composta da volontari con esperienza in azioni di interposizione nonviolenta, accompagnamento e difesa delle minoranze: 20 volontari che copriranno le aeree di Goraždevac, Belo Polije e le comunità a rischio nella regione di Peja-Peć.
La presenza si rende necessaria in quanto il 10 dicembre si concludono i colloqui - tra le delegazioni serba ed albanese - finalizzati alla proclamazione di indipendenza della regione. Il processo, che è in corso da 8 anni, è cooordinato da rappresentanti della cosidetta “Troika” (Stati Uniti, Russia e Unione Europea) e sembra in una fase di stallo, con il conseguente rischio di disordini e di una eventuale proclamazione unilaterale di indipendenza da parte albanese. L’instabilità dell’area, che non rientra nell’agenda dei media occidentali, è accentuata dal pericolo rappresentato da eventuali incursioni di gruppi paramilitari dal confine serbo e dalla presenza di gruppi armati albanesi fuori controllo istituzionale. Queste tensioni potrebbero presto degenerare in scontri.
“L'idea di stabilire questa presenza nonviolenta straordinaria nasce dalle richieste dei nostri amici kossovari appartenenti alle diverse etnie. Stare al loro fianco è un tributo alla speranza e un contributo concreto affinché siano scongiurati episodi di violenza. - afferma Antonio de Filippis, responsabile di Operazione Colomba -. Chi di noi è stato in Kossovo nel ‘99 sa che se invece di una presenza sola, con pochi volontari, fossimo stati centinaia, molte violenze che hanno rafforzato il muro di odio che tuttora divide le comunità si sarebbero evitate”. (S.L.) (Agenzia Fides 10/12/2007; righe 21, parole 287)


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