ASIA/INDIA - Si rafforza l’Apostolato sociale dei Gesuiti in Asia del Sud

lunedì, 3 dicembre 2007

New Delhi (Agenzia Fides) - “Jesuits in Social Action” (JESA) è la nuova denominazione che connota l'apostolato sociale dei gesuiti in Asia Meridionale. I membri e le comunità della Compagnia di Gesù sparsi in India e in altri stati del subcontinente indiano hanno creato la nuova rete per coordinare e rendere più efficaci i piani e gli interventi di apostolato sociale nell’area. Come illustrato dal nuovo sito www.jesaonline.org, la missione specifica della rete JESA è quella di “promuovere, sostenere e partecipare ai movimenti popolari per costruire società democratiche, egalitarie, secolari, pluraliste, attraverso una ricerca e un’azione che sia sempre dalla parte delle comunità marginalizzate come dalit, adivasi, tribali, indigeni, donne, lavoratori non organizzati o sfruttati, giovani, minoranze etniche, rifugiati, persone in estrema povertà, bambini”.
Il JESA intende operare sia per l’istruzione delle fasce sociali più povere; sia nell’azione diretta a sostegno dello sviluppo socio-economico e culturale di comunità ai margini della società in diversi stati dell’Asia del Sud: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka.
Fra i primi interventi pianificati dal network sociale dei Gesuiti, vi è quello in Bangladesh, in favore degli sfollati, vittime del tifone Sidr. P. Aelred Gomes SJ, superiore della comunità dei Gesuiti di Dacca, ha precisato che “grazie all'evacuazione di massa di circa 650 000 persone dalle fasce costiere a livello del mare, posta in atto dal governo prima dell'abbattersi del ciclone, sono state salvate molte vite e il bilancio delle vittime, seppure elevato, è molto inferiore a quanto non sarebbe stato in assenza di un sistema di pre-allarme, di operazioni di soccorso e di rifugi anticiclone”. Attualmente p. Gomes, insieme alla Provincia di Calcutta, ha allo studio un piano su come prestare aiuto nel migliore dei modi e sul lungo periodo alle vittime e alla regione. Parte del progetto prevede la costruzione di un maggior numero di rifugi anticiclone e abitazioni più solide. Su un piano diverso, il padre suggerisce di creare un “think-tank Gesuita” che studi modi per “aiutare il Bangladesh a far fronte a future calamità naturali prodotte dal riscaldamento globale, dal momento che questo paese è considerato uno dei più vulnerabili sotto questo aspetto”. (PA) (Agenzia Fides 3/12/2007 righe 27 parole 278)


Condividi: