ASIA - Incontro ecumenico fra esperti e teologi dell’Asia e dell’America sul tema: “Le Chiese come agenti di riconciliazione”

mercoledì, 31 ottobre 2007

Berkley (Agenzia Fides) - Comprendere come le Chiese cristiane in Asia possono divenire agenti attivi di pace e riconciliazione: è stato questo il tema centrale di un recente incontro ecumenico tenutosi a Berkley, in California (Usa), che ha visto riuniti Vescovi, esperti, teologi, dell’America e dell’Asia. Vi hanno partecipato esponenti delle Chiese cristiane di Giappone, Cina, Hong Kong, Corea, Taiwan e di numerosi altri paesi asiatici.
L’incontro ha cercato di analizzare, sulla base del ruolo spirituale, culturale e sociale delle Chiese nei diversi paesi asiatici, gli strumenti, le modalità, i luoghi, i tempi in cui i cristiani possono diventare promotori attivi di pace e di riconciliazione in paesi attraversati da guerre, conflitti civili, divisioni etniche, violenze compiute in nome del fondamentalismo religioso.
Una delle strade irrinunciabili per le Chiese è la preghiera: i partecipanti hanno sottolineato che “attraverso la preghiera si proclama Cristo come Buona Novella di pace e di amore”. Uno dei relatori presenti, il Rev. Shintaro Ichihara, proveniente dal Giappone, ha sottolineato come nel paese del Sol Levante le Chiese cristiane vivano la dicotomia fra la tradizione culturale giapponese e lo stile di vita della società totalmente occidentalizzato. Ma, fungendo da ponte fra questi due aspetti e cercando di tenerli in considerazione entrambi nelle liturgie e nell’azione apostolica, i cristiani agiscono come strumenti di riconciliazione nella società e nella cultura giapponese.
Per Chun Wai Lam, teologo di Hong Kong, la Chiesa dev’essere un “luogo di inclusività”, e può portare la pace nella società impegnandosi all’interno delle strutture sociali attraverso scuole e servizi sociali, anche nei contesti in cui è una minoranza.
Il Dott. Young-Sil Choi, professore di Nuovo Testamento all’Istituto di Studi teologici all’Università della Corea, ha parlato del ruolo dei cristiani nel creare una “cultura di riconciliazione”, riportando l’esperienza del popolo coreano, diviso da oltre 50 anni in due nazioni differenti, che spesso hanno spaccato le famiglie coreane. “Riconciliazione - ha detto - non significa annullare le differenze ma recuperare una relazione autentica con l’altro”.
Tutti i partecipanti all’incontro hanno concordato sulla necessità che i cristiani progrediscano nel cammino ecumenico, offrendo prima di tutto una grande testimonianza di unità fra di loro, per poter essere annunciatori credibili di pace, solidarietà, amore, riconciliazione in società e nazioni attraversate da conflitti. (PA) (Agenzia Fides 31/10/2007 righe 30 parole 305)


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