AFRICA - Bio-etanolo: minaccia oppure occasione di sviluppo per gli africani?

lunedì, 19 febbraio 2007

Roma (Agenzia Fides)- Il bioetanolo può forse far bene alle tasche degli automobilisti ma rischia di far aumentare il prezzo degli alimenti nei Paesi più poveri, segnatamente in Africa. In Sudafrica per esempio il prezzo del mais è cresciuto del 160 per cento negli ultimi anni, in parte a causa della diminuzione delle aree coltivate ma anche per l’aumento della domanda di etanolo ricavato da vegetali da utilizzare come alternativa ai carburanti di origine fossile.
Si tratta di una tendenza globale che è trainata dalle economie più industrializzate, ma anche in Africa si assiste ai primi tentativi di sostituzione dei derivati del petrolio con il cosiddetto bio-diesel (vedi Fides 7 dicembre 2006). Alcuni degli esperimenti condotti utilizzano produzioni di scarto, non commestibili e non dovrebbero avere un impatto sulla produzione alimentare.
Il problema è rappresentato dal fatto che una quota crescente dei raccolti agricoli sono destinati alla produzione di bio-etanolo. Secondo dati dell’Economist, ad esempio, nel 2005 la quantità di etanolo, ricavato da vegetali, prodotta negli Stati Uniti era di 4 miliardi di galloni (1 gallone americano = 3,785 litri), il doppio rispetto al 2001. Si stima che un quinto della produzione cerealicola statunitense è ormai destinata a essere trasformata in etanolo. La forte domanda statunitense di bio-etanolo sta provocando forti disagi in Messico, dove il prezzo del mais (base dell’alimentazione locale) è aumentato di oltre il 40%.
Si guarda inoltre con preoccupazione a una probabile diminuzione degli aiuti alimentari da parte dei maggiori produttori agricoli mondiali ai Paesi colpiti da carestia o che comunque necessitano dell’assistenza straniera per sfamare la propria popolazione.
L’aumento della domanda di bio-etanolo può delineare il seguente scenario per gli Stati africani: un aumento del prezzo degli alimenti di base, anche nei Paesi dove non esiste un mercato per il carburante di origine agricola; una diminuzione delle eccedenze cerealicole dei maggiori produttori africani (come il Sudafrica); una forte riduzione degli aiuti alimentari da parte dei maggiori donatori.
Occorre invece far in modo che il bio-etanolo sia un’occasione di sviluppo per l’Africa. La vera questione è quindi trasformare l’agricoltura africana per renderla in grado, in primo luogo, di sfamare i propri abitanti e poi di contribuire alla produzione di etanolo e altro destinato all’esportazione. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2007 righe 32 parole 382)


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