AFRICA/BENIN - “L’uomo è fatto per la vita, per la salute e per la gioia. Ed è insito nella sua natura lottare contro le disavventure che impediscono la sua felicità, che intaccano la sua salute, che minacciano la sua vita”.

mercoledì, 13 dicembre 2006

Tanguiéta (Agenzia Fides) - “Da religioso, medico dei frati di San Giovanni di Dio, ho il privilegio di servire i malati in Africa da più di 37 anni. Il modello dell’impegno curativo evangelizzante vissuto negli ospedali St. Jean de Dieu di Tanguiéta (Benin) e di Afagnan (Togo) da più di 10 anni, è stato convalidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha proposto che diventiamo con i nostri ospedali un modello da diffondere nell’Africa sub-sahariana.”
Fra Fiorenzo Priuli, medico dell’ospedale San Giovanni di Dio di Tanguiéta, in Benin, è intervenuto all’ultimo Convegno internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, dove ha parlato di cure e accompagnamento del malato, di malattia e Aids, sottolineando come la presa in carico integrale dei pazienti sieropositivi sia diventata una delle preoccupazioni maggiori della Chiesa e delle Chiese locali. Diocesi, congregazioni religiose, parrocchie, movimenti, ospedali e dispensari uniscono i loro sforzi per lottare contro la pandemia di HIV-AIDS.
Tra gli argomenti trattati dal religioso: epatiti, approccio al malato, Pastorale e prevenzione delle malattie infettive, Mass media, Internet: “in Internet si trova di tutto, ci si può perdere così come si può trovare del buono e noi che siamo mandati ad annunciare il Vangelo dobbiamo essere presenti anche là, intensamente e con competenza, in modo che sia chi cerca che chi inciampa nella rete possa trovarvi il Cristo”.
Fra Fiorenzo ha detto che “la malattia resta un evento doloroso per ogni essere umano ma quando è vissuta alla luce del Vangelo può essere trasformata in un momento di grazia e di crescita sia per chi lo vive che per chi ha scelto di mettersi al servizio di chi soffre.” “Sarebbe un’illusione pensare di poter trascorrere tutta la vita senza essere colpiti dalla malattia. Per molte esiste il rimedio. Ma se il rimedio non c’è? Allora la malattia rappresenta non solo un dolore fisico che riguarda il nostro organismo, ma diventa una sofferenza perché entra in crisi tutta la nostra esistenza.”
“L’amore verso il malato”, ha continuato fra Fiorenzo, “la ricerca del suo bene devono prevalere su tutte le altre considerazioni. La stessa verità va detta per gradi e nelle situazioni di gravità si possono mettere in risalto le possibilità di un dignitoso prolungamento della vita e di convivenza con la malattia, nella speranza che nel frattempo arrivi il rimedio tanto sospirato. La speranza mette il malato nell’atteggiamento giusto, di collaborare pienamente col medico anche nell’uso delle medicine palliative.”
“È importante che a livello ecclesiale si investa sempre più nei mezzi di comunicazione sociale e nella formazione di uomini esperti in comunicazione. I mass media raggiungono cristiani, non credenti o credenti di altre religioni, così che il Vangelo è annunciato a tutte le genti secondo il volere di Cristo.”
“Negli ospedali St Jean de Dieu di Afagnan e di Tanguiéta c’è anche una chiesetta ove più volte al giorno Frati, Suore, personale ed ammalati di ogni estrazione, razza e religione, si ritrovano per pregare con l’intima convinzione che l’efficacia delle cure viene solo da Dio. E poi arrivano le richieste di farsi cristiani…...La testimonianza di carità offerta da questi Centri di cura diventa un segno efficace della bontà e della misericordia del Dio dei cristiani verso i poveri.”
(FP/AP) (13/12/2006 Agenzia Fides; Righe:44; Parole:569)


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