AFRICA - Oleodotti, raffinerie, centrali elettriche: anche l’Africa ha fame di energia

giovedì, 16 novembre 2006

Roma (Agenzia Fides)- Energia dall’Africa per l’Africa grazie a nuovi progetti che coinvolgono sia l’occidente sia l’oriente del continente. Nella seconda metà del 2007 diverrà operativo un gasdotto tra Nigeria e Ghana. Il West African Gas Pipeline coinvolgerà anche Benin e Togo, estendendo il già esistente collegamento Escravos-Lagos fino al porto di Takoradi, nella parte occidentale del Ghana.
La nuova conduttura inizialmente avrà una capacità di 30 milioni di piedi cubi (849.600 metri cubi) al giorno destinato ad estendersi fino a 200 milioni di piedi cubi (5.664.000 metri cubi) al giorno, dopo il completamento di una nuova stazione pompaggio nell’agosto 2007. Con la costruzione di ulteriori stazioni di pompaggio si potrebbe arrivare fino a 450 milioni di piedi cubi (12.744.000 metri cubi) al giorno.
Il 60% dell’energia elettrica del Ghana è prodotta da centrali idroelettriche. Le scarse piogge degli ultimi mesi hanno però costretto le autorità a imporre un razionamento elettrico, che ha colpito il settore minerario, in particolare l’industria aurifera. La creazione del nuovo gasdotto permetterà di creare un’alternativa alla centrali idroelettriche e di potenziare il settore industriale del Paese. La Nigeria inoltre sta prendendo in considerazione il progetto di costruire un gasdotto attraversante il Sahara per portare il gas nigeriano in Europa. Si tratta di un progetto da 13 miliardi di dollari per la cui realizzazione si devono però superare diversi ostacoli politici, tecnici e relativi alla sicurezza.
In Africa orientale, la Tanzania ha raggiunto un accordo con il Qatar per la costruzione di una raffineria e di un oleodotto lungo 1.200 km da Dar es Salaam a Mwanza. Se la conduttura avrà un buon ritorno economico si prevede di estenderla in futuro a Burundi, Rwanda e Uganda. I due impianti diverranno operativi nei prossimi 3 anni.
Lo sfruttamento delle risorse energetiche africane diventa quindi sempre più intensa e coinvolge gli stessi Paesi africani in qualità non solo di fornitori ma anche di consumatori. Ma il modello di sviluppo basato sugli idrocarburi sta dimostrando tutti i suoi limiti, come messo in evidenza dal Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan, nel suo discorso alla Conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Nairobi, in Kenya. I cambiamenti climatici provocati all’emissione di anidride carbonica sono “ormai una delle principali minacce alla Pace e alla sicurezza, alla pari di conflitti, povertà e proliferazione delle armi”, ha detto Annan. E l’Africa è la prima a farne le spese, con siccità e inondazioni che minacciano le zone più povere del continente (vedi Fides 8 novembre 2006).
Mobilitando le sue risorse più preziosi, le menti e le energie di giovani ricercatori e imprenditori, l’Africa potrà aiutare il mondo a trovare alternative a un modello di sviluppo che è giunto ormai a un vicolo cieco. (L.M.) (Agenzia Fides 16/11/2006 righe 37 parole 465)


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