AFRICA/BURUNDI - Integrare l’economia del Burundi con quella degli Stati vicini per rilanciare lo sviluppo del Paese

giovedì, 5 ottobre 2006

Bujumbura (Agenzia Fides)- Ed ora l’economia! Dopo l’avvio delle trattative di pace con l’ultimo gruppo di guerriglia ancora attivo nel Paese, le Forze Nazionali di Liberazione (FNL, vedi Fides 7 settembre 2006), il Burundi guarda ai progetti per rimettere in sesto l’economia nazionale e integrarsi nel mercato regionale.
Uno sguardo ai futuri programmi economici del Paese è dato da un’intervista rilasciata alla “East African Business Week” da Christian Nkengurutse, Incaricato d’Affari del governo burundese a Kampala, capitale dell’Uganda. Ne riportiamo alcuni brani.
“Il Burundi, come molti altri Paesi africani, dipende dall'agricoltura come prima entrata economica. Questo significa che il Paese deve espandere le proprie capacità di esportazione per avere una bilancia commerciale relativamente favorevole” dice Nkengurutse. “Il Burundi produce una quantità notevole di caffè e di tè che va molto al di là del consumo locale, permettendo di esportarne grandi quantità. Abbiamo inoltre un’industria saccarifera che è in espansione e può trasformarsi in un altro elemento importante per l’esportazione. Il Burundi esporta pure cuoio e pelli, anche se il numero dei capi di bestiame si è ridotto drasticamente. Ciò non dovrebbe essere un motivo di seria preoccupazione perché il ministero dell’agricoltura sta avviando un nuovo progetto per far risorgere il settore”.
“Il Burundi inoltre esporta un tipo di birra in Rwanda. Speriamo di estendere questa esportazione in Tanzania e in Uganda” continua l’Incaricato d’Affari burundese. “Tuttavia, tutto questo dipende dal progresso dei negoziati per entrare nella Comunità dell’Africa Orientale (EAC). Il nostro desiderio è quello di integrare la nostra piccola base industriale con quella degli altri Paesi della regione per aumentarne il grado di efficienza. Credo che entro il novembre 2006 riusciremo a unirci alla EAC”.
“Per quel che riguarda i programmi per estirpare la povertà, il governo burundese già ha avviato un programma di emergenza del valore di 168 milioni di dollari. E si spera di avviare un nuovo programma del valore di 1 miliardo e 78 milioni di dollari. Con i due programmi, speriamo di dare inizio ad una nuova era economica: potremo fare funzionare diversi progetti e programmi economici, non solo per rimettere in sesto l’economia ma anche agganciarci alle economie dei Paesi della regione” dice Nkengurutse.
Il Burundi è però un Paese francofono, mentre i membri della EAC sono in gran parte anglofoni, ma questo, secondo Nkengurutse, non rappresenta un problema. “Non bisogna pensare che le barriere linguistiche possano fermare l’integrazione economica dei Paesi dell’Africa orientale perché dobbiamo considerare che siamo africani che si appoggiano su lingue importate” dice il rappresentante del governo burundese. “Comunicare in inglese o in francese deriva infatti dal nostro passato coloniale. Dobbiamo considerare che abbiamo una lingua comune nella nostra regione, che è il Kiswahili. In Burundi, abbiamo due lingue principali, il francese e il Kirundi, ma il desiderio di entrare nella EAC, ha fatto sì che abbiamo iniziato nuovi programmi nelle scuole primarie per insegnare lo Swahili e la lingua inglese. Grazie alla padronanza di queste lingue, la nostra popolazione potrà interagire con le loro controparti dell’Africa Orientale. Naturalmente, questo è un programma di formazione, e occorreranno anni per acquistare una buona padronanza di queste lingue”. (L.M.) (Agenzia Fides 5/10/2006 righe 45 parole 545)


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