AMERICA/COLOMBIA - “La Chiesa Cattolica non smette di lottare a favore della vita né cambierà la sua posizione” afferma il Presidente della Conferenza Episcopale di fronte alla campagna di discredito della Chiesa

lunedì, 11 settembre 2006

Bogotà (Agenzia Fides) - Il Comitato Permanente della Conferenza Episcopale Colombiana ha emesso un comunicato, alla fine della sua riunione dell’8 e 9 settembre, in risposta alle critiche mosse alla Chiesa Cattolica da alcuni settori della società, in seguito alla sua opposizione alla pratica dell'aborto su una minorenne. Nella presentazione del comunicato, Sua Ecc. Mons. Luis Augusto Castro Quiroga, Arcivescovo di Tunja e Presidente della Conferenza Episcopale Colombiana, ha affermato che "la Chiesa Cattolica non smette di lottare a favore della vita né cambierà la sua posizione"; è sempre necessario che ci sia chiarezza nei principi e continuare ad "aiutare i fedeli a differenziare tra la legge civile e la legge morale". Il comunicato affronta tre temi principali: la depenalizzazione dell'aborto, l'obiezione di coscienza e la scomunica.
I Vescovi sono vivamente preoccupati per la mentalità ampiamente abortista che manifesta la sentenza della Corte Costituzionale, nella quale viene raccomandato al potere legislativo di ampliare le possibilità dei casi in cui l'aborto debba essere depenalizzato. Preoccupa anche la distinzione "tra la vita come un bene costituzionalmente protetto ed il diritto alla vita come un diritto soggettivo di carattere fondamentale".
I Vescovi ribadiscono che in nessun ambito della vita "la legge civile può sostituire la coscienza né dettare norme che travalichino la propria competenza, che è quella di assicurare il bene comune delle persone mediante il riconoscimento e la difesa dei loro diritti fondamentali". Pertanto l'obiezione di coscienza "è un diritto naturale di tutti i cittadini, a cui appellarsi quando la legge prescriva azioni che vanno contro le convinzioni etiche, politiche o religiose della persona umana". Inoltre i Vescovi affermano che quanti ricorrono all'obiezione di coscienza non devono soffrire nessuna sanzione penale o qualunque altro danno, e riconoscono "il valore di medici, giudici e personale sanitario che hanno invocato l'Obiezione di Coscienza per rifiutarsi di praticare l'aborto".
Si ricorda come anche "nel Codice di Diritto Canonico la Chiesa ha stabilito una serie di pene con le quali previene e sanziona la commissione di alcuni delitti molto gravi da parte dei battezzati cattolici. Tra queste pene è specificata la cosiddetta "scomunica", nella quale incorre "chi procura l'aborto se questo viene indotto" (cn. 1398)". Con questa pena la Chiesa intende solo "richiamare l'attenzione dei battezzati cattolici sulla gravità dell'aborto e prevenire affinché non si commetta il delitto".
"Abbiamo piena fiducia - concludono i Vescovi - che in mezzo alla confusione creata dalle proposte abortiste e alla campagna di discredito della Chiesa, i fedeli cattolici continueranno a comprendere le ragioni di quanti si sono messi decisamente a favore della vita". (RG) (Agenzia Fides 11/9/2006; righe 32, parole 432)


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