AMERICA/HAITI - Padre Massimo Miraglio: “la capitale è allo sbando tra sfollati, mancanza di generi alimentari, sanità, infrastrutture ma si denota un lieve miglioramento”

venerdì, 10 maggio 2024

di Antonella Prenna

Port au Prince (Agenzia Fides) – Le notizie che arrivavano da Port au Prince negli ultimi mesi descrivono un contesto infernale, tra continue sparatorie e violenze tra gang armate. “Attualmente pare che ci sia un lieve miglioramento – riferisce all’Agenzia Fides Padre Massimo Miraglio, missionario Camilliano parroco di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso nella remota località di Purcine. “Proprio in questi ultimi giorni ho ricevuto informazioni da fonti locali che nella settimana appena trascorsa la situazione è molto migliorata. Mi dicono che c’è decisamente molta più calma e quindi le attività sono riprese. Naturalmente questo non vuol dire che la situazione sia ritornata alla normalità perché i problemi rimangono enormi, la gente vive comunque in una città allo sbando.”

“Il problema degli sfollati rimane enorme – spiega il missionario. Non dimentichiamo che ci sono almeno cento mila sfollati che hanno lasciato le loro abitazioni per trovare rifugi in tendopoli molto precarie e che molti hanno dovuto lasciare la capitale per trovare rifugi in provincia. Altrettanto grave è la questione alimentare. Sa mesi ormai, dal 4 Marzo nello specifico, non ci sono container che entrano sull’isola e, malgrado gli sforzi del World Food Program di distribuire cibo, non basta. Inoltre tutte le strutture sono state distrutte, vandalizzate soprattutto quelle mediche che quindi sono chiuse, i servizi completamente indisponibili. Timidamente cominciano ad aprire qualche ambasciata e qualche ufficio.”

“Un secondo aspetto da considerare riguarda la missione Onu. In quest'ultima settimana c'è stata un'accelerazione della preparazione della missione delle Nazioni Unite. Aerei dell'esercito dell'aeronautica militare, provenienti dal sud degli Stati Uniti, hanno portato materiale inizialmente bellico per dotare la polizia di Port au Prince e l'esercito di nuove armi. A seguire è arrivato materiale per la costruzione di una base vicino all'aeroporto di Port au Prince, che dovrebbe ospitare il primo gruppo di Kenioti attesi entro la fine del mese. Si prevede che nelle prossime settimane dovrebbero esserci decine di voli in arrivo dagli Stati Uniti, sempre dell'aeronautica militare, con materiale edile e personale specializzato per la costruzione di questa base e per il controllo della sicurezza di queste prime installazioni Onu.”

“Accanto alla missione Onu, che è quindi una missione di polizia internazionale in affiancamento alla polizia e all'esercito haitiano nel riportare la pace, la stabilità in Haiti, la lotta contro le gang, non può mancare un piano per sostenere la popolazione. Se da una parte è urgente un intervento militare per riportare la pace a stabilità, dall'altra sono urgentissimi anche gli aiuti umanitari ad una popolazione ormai stremata da mesi e mesi di violenza, lotte, instabilità. E’ assolutamente prioritario pensare all'azione di polizia militare, internazionale, per portare stabilità ma è altrettanto urgente avviare massicce distribuzioni di cibo e di generi di prima necessità.”

“Sembra che gli USA in questi ultimi tempi siano intervenuti con un altro stanziamento sostanzioso per sostenere meglio questa missione. Sicuramente, se da una parte l’intervento delle Nazioni Unite è importante e potrebbe dare buoni frutti, senza l'apporto sostanziale, economico politico degli Stati Uniti sarebbe un ennesimo insuccesso. Nulla succede a un'ora e mezza da Miami senza che gli Stati Uniti non abbiano comunque un controllo di tutto e che non seguano da vicino. L’auspicio è che gli Stati Uniti si mettano veramente al fianco del Consiglio di transizione creato per sostenere la società civile e avviare un progetto, un programma virtuoso di sviluppo, che metta le basi per un processo virtuoso che porti, poco alla volta, Haiti fuori da questa situazione drammatica.”

“Dal punto di vista politico – prosegue p. Massimo - le notizie sembrano essere abbastanza positive perché il Consiglio di transizione, creato appunto sotto l'egida della Caribbean Community (Caricom) e sotto l'occhio vigile degli Stati Uniti e della comunità internazionale, sembra che cominci a funzionare. Ultimamente c'è stato un incontro con l'ex governo, attualmente ancora in carica perché non ne è ancora stato creato uno nuovo, nel quale si sono accordati per degli interventi lasciando trasparire una volontà tra i membri di questo Consiglio di collaborare per far uscire Haiti dalla crisi e per portare l’isola caraibica al più presto, probabilmente alla fine del 2025, a delle elezioni che le riconosca una veste costituzionale, una veste giuridica, una legalità. Speriamo che questo sia l'inizio di un'evoluzione positiva, speriamo che la comunità internazionale prenda a cuore la situazione di Haiti e si impegni a sostenerla in modo coerente e trasparente.
E’ un momento molto fragile e la situazione è ancora molto delicata. Saranno le prossime settimane a dirci se veramente siamo sulla buona strada.

Un altro passaggio fondamentale per poter riaprire il paese anche all'esterno sarebbe la riapertura a inizio mese di giugno dell'aeroporto Toussaint di Port au Prince attualmente chiuso ai voli civili e commerciali. La sicurezza all'interno dell'aeroporto e del materiale che è stato portato agli Stati Uniti è affidata all'esercito americano, mentre quella fuori dall'aeroporto è assicurata dal piccolo esercito haitiano e dalla polizia. Si spera al più presto che anche il porto, o almeno uno dei due porti, vengano aperti per poter ricevere i container in arrivo.

Padre Miraglio conclude con l’invito a continuare a pregare, e mette in luce l’importanza degli appelli del Papa per la pace e la conciliazione, le recenti parole del Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, nel corso della Conferenza sul Paese caraibico organizzato dalla Academia de Líderes Católicos, dove ha richiesto ‘l'attenzione di tutti’. “Sicuramente – dice il Camilliano - sono tutte cose che dimostrano il desiderio della Chiesa di stare accanto ad Haiti, in questo momento così delicato e così importante nella sua storia”.

(Agenzia Fides 10/5/2024)


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